Tra la rivolta delle Regioni guidate dal centrodestra e la Lega che occupa i banchi del Senato per far “sentire la voce dei cittadini”, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si presenta alla Camera spiegare la fase “transitoria”, come la definisce l’allegato 10 del Dpcm che ha definito i limiti dell’allentamento del lockdown. Alla fase 2 mancano tre giorni, ma il Parlamento riesce ad allungare ulteriormente i tempi protestando perché il premier non indossa la mascherina a Montecitorio. La seduta è stata sospesa per qualche minuti dal il presidente della Camera, Roberto Fico, che ha ricordato la decisione dei capigruppo secondo i quali dai banchi del governo è rispettata la distanza di sicurezza e quindi si può non mettere la mascherina a differenza di quanto deciso nel caso in cui si parli dai banchi dei deputati.
Mentre dall’opposizione e dai governi regionali guidati da Carroccio, Forza Italia e Fdi piovono accuse di forzature alla Carta, Pd e M5s hanno fatto quadrato attorno al premier. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha accusato i presidenti di Regione: “Le ordinanze regionali che differiscono rispetto alle direttive nazionali creano confusione. Le decisioni di alcuni governatori prese per appartenenza politica o anche solo per protagonismo producono incertezza nei cittadini. Ci vuole senso di responsabilità”. Dopo la cabina di regia di mercoledì pomeriggio, dieci governatori e il presidente della Provincia Autonoma di Trento che spingono per un’apertura rapida hanno inviato una lettera a Sergio Mattarella, ai presidenti di Camera e Senato, allo stesso premier e al ministro degli Affari Regionali chiedendo più autonomia, il ritorno al “pieno rispetto dell’assetto costituzionale” e “del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione” ritenendo “necessario giungere a una ‘normalizzazione dell’emergenza’“, che “consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione”.
Una richiesta dietro la quale – visto il colore di tutte le giunte regionali – si intravede una manovra del centrodestra (“No all’utilizzo del virus in termini politici”, dice Alessia Morani sulla fuga in avanti della Calabria) alla quale Boccia, che ha già garantito spazi per l’autonomia dal 18 maggio, risponde in maniera netta: “Nessuna violazione. In situazione di emergenza sia agisce con l’emergenza anche normativa, sempre nel rispetto della Costituzione”. Sostanzialmente, è il cuore anche dell’informativa che Conte esporrà davanti alla Camera alle 10, sottolineando secondo quanto anticipa il Corriere come le decisioni sui contenuti dei Dpcm – che hanno regolato il lockdown e stanno disegnando la Fase 2 – sono stati discussi in Consiglio dei ministri e rappresentano lo strumento più rapido e flessibile per definire le regole durante l’emergenza
Stando le indiscrezioni dei quotidiani, un’interpretazione condivisa in pieno anche dal Quirinale. E attorno alla quale la maggioranza, al di là di Matteo Renzi, e il governo fa quadrato. “Spero che nessuno soffi sul fuoco – dice il il ministro dem Boccia – Non lasceremo indietro nessuno. E poi sfido a trovare in questa fase un provvedimento che, in qualunque parte del mondo, accontenti tutti”. Fronte Cinque Stelle è Luigi Di Maio a chiarire: “Siamo in una fase di emergenza, che naturalmente spinge il governo ad intervenire con una tempestività”, dice a Repubblica. “Credo – aggiunge il ministro degli Esteri – che in un momento come quello attuale il dialogo e il confronto tra tutte le forze politiche sia essenziale ed è quello che il governo sta perseguendo”.
Dello stesso avviso anche il vicepresidente del Pd, Andrea Orlando: “Tenderei a escludere che il governo è anticostituzionale. L’uso dei Dpcm è stato largamente giustificato dalla gravità della situazione”, spiega intervistato dal Messaggero ricordando che l’uso dei decreti deve essere temporaneo, “anche se nella Fase 2 ci saranno ancora misure che necessitano di un percorso straordinario”. Tuttavia, conclude, “più la situazione va verso la normalità, tanto più dobbiamo riprendere la normale fisiologia istituzionale” ma Conte, assicura, è “il primo a esserne consapevole”.
Ma dal centrodestra continua ad arrivare attacchi. In mattinata è stato Giovanni Toti a ridare fiato alle proteste: “Pretendiamo dal governo che le linee guida possano essere interpretate dalle Regioni secondo i poteri costituzionali”, ha detto a Radio 1. “Si è usciti dalla fase dei divieti, si è entrati nella fase delle regole, il governo si deve mettere in testa che le regole si decidono insieme tra Regioni e Governo”, ha aggiunto il governatore della Liguria. “Non esiste una potestà esclusiva del governo di dettare le regole in tutta Italia perché non la prevede la nostra Costituzione – ha concluso – Esiste un Titolo V che prevede che cosa può fare l’uno e che cosa può fare l’altro”.
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