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Coronavirus, dagli spostamenti allo smart working: cosa può cambiare a gennaio?

Dic 29, 2020

ServizioServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùGLI SCENARI

Dal 7 gennaio tornerà la suddivisione in tre aree (gialla, arancione e rossa) prevista dal Dpcm del 3 dicembre. A fine mese scadrà lo stato di emergenza, che influisce direttamente sulla procedura del lavoro agile

di Andrea Carli

Dpcm di Natale: ecco le Faq del governo

Dal 7 gennaio tornerà la suddivisione in tre aree (gialla, arancione e rossa) prevista dal Dpcm del 3 dicembre. A fine mese scadrà lo stato di emergenza, che influisce direttamente sulla procedura del lavoro agile

29 dicembre 2020


4′ di lettura

Cosa accadrà dopo la stretta di Natale, messa in campo dal governo per scongiurare una terza ondata di contagi Coronavirus? Se allo stato attuale non ci sono gli elementi per delineare uno scenario complessivo di quei giorni, alcuni elementi possono essere estrapolati.

Dopo i dieci giorni di lockdown totale (l’ultimo sarà il 6 gennaio) e i quattro di chiusure parziali previsti dal decreto di Natale, a partire dal 7 si tornerà ad applicare il sistema previsto dal Dpcm del 3 dicembre, ovvero la suddivisione del territorio nazionale in tre aree (gialla, arancione e rossa), in base ad altrettanti scenari di rischio, e con diverse restrizioni. Al momento in cui è scattata la stretta per il periodo delle festività di Natale e di Capodanno, tutte le regioni erano in zona gialla. Unica eccezione l’Abruzzo, in arancione.

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L’allerta dell’Iss

Dal 7 gennaio tornerà pertanto quella ripartizione, che si porta dietro regole diverse sul piano degli spostamenti. Bisognerà poi capire, in base all’andamento della curva dei contagi e alle valutazioni de Comitato tecnico scientifico, se la configurazione sarà confermata o se con ordinanza del ministro della Salute si deciderà di far tornare qualche regione in zona arancione o, nel peggiore dei casi, rossa. Stando all’ultimo report settimanale dell’Istituto superiore di sanità (periodo 14 – 20 dicembre) «la maggior parte delle regioni registra un rischio moderato o alto e quattro regioni a rischio basso di una epidemia non controllata e non gestibile». In particolare, Emilia-Romagna, Molise, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta) «hanno una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità». Cinque regioni (Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto) sono classificate a rischio alto. «Si deciderà anche sulla base dei dati epidemiologici che arriveranno dopo l’Epifania», confermano fonti del governo. Le regioni e le province autonome possono adottare soluzioni ulteriormente restrittive, di carattere locale.

I DATI DEL CONTAGIO
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Scuola, si riparte a 50% a gennaio

Per quanto riguarda la scuola, l’obiettivo – sancito nell’intesa raggiunta non senza una certa fatica tra esecutivo e regioni prima di Natale – è far tornare in aula dal prossimo 7 gennaio il 50% degli alunni (il Dpcm del 3 dicembre faceva riferimento al 75% degli studenti), per arrivare al 75% nell’arco dei giorni successivi, con un’apertura differenziata scuola per scuola, paese per paese. Sul ritorno in classe il 7 non mancano tuttavia dubbi e perplessità, in particolare tra le file dei presidi.

Apertura impianti sciistici a rischio

Lo slittamento della ripartenza per lo sci, fissata per il 7 gennaio, è sempre più probabile. Il Comitato tecnico scientifico ha inviato una serie di osservazioni alle Regioni sul protocollo messo a punto a fine novembre. I tecnici hanno chiesto che venga reso più aderente al sistema della divisione in fasce previsto dall’attuale normativa.

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