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Coronavirus, Borrelli: a casa anche il primo maggio

Apr 3, 2020

L’EMERGENZA SANITARIA

Ilcapo della Protezione Civile Angelo Borrelli sull’ipotesi di una fase due a metà maggio: «possibile»

3 aprile 2020


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Il capo della Protezione civile Angelo Borrelli (foto Ansa)

2′ di lettura

Dopo Pasqua e Pasquetta, anche il 1 maggio lo passeremo chiusi in casa? «Credo proprio di sì, non credo che passerà questa situazione per quella data. Dovremo stare in casa per molte settimane». Lo ha detto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli a “Radio Anch’io” su Rai Radio 1 ribadendo la necessità di avere «comportamenti rigorosissimi». Il coronavirus, ha aggiunto, «cambierà il nostro approccio ai contatti umani e interpersonali, dovremo mantenere le distanze» per diverso tempo.

Fase due a metà maggio? «Possibile»

Borrelli è intervenuto sul tema riapertura anche in occasione di un intervento a “Circo Massimo” su Radio Capital. La cosiddetta “fase 2” di convivenza con il coronavirus, ha spiegato, potrebbe iniziare a metà maggio, anche se al momento non c’è alcuna certezza. Borrelli ha ricordato che se si faranno tamponi a tappeto, indagini sierologiche e demoscopiche sulla rete di contagi, spetterà agli esperti del comitato-tecnico scientifico deciderlo. E su questo si sta già lavorando.

Il 16 maggio potrebbe essere la data giusta per la fase 2? «Se l’andamento non cambia – ha risposto il capo della Protezione civile -, potrebbe essere, come potrebbe essere prima o dopo, dipende dai dati». Borrelli ha sottolineato che al momento la situazione «è stazionaria. Dobbiamo vedere quando questa situazione inizia a decrescere. Non vorrei dare delle date, però da qui al 16 maggio potremo aver dati ulteriormente positivi che consigliano di riprendere le attività e cominciare quindi la fase 2». La situazione attuale, ha concluso, consente però di «dare un po’ di respiro alle strutture sanitarie e alle terapie intensive: si stanno alleggerendo di un carico di lavoro che ogni giorno era molto più forte e comportava sacrifici straordinari per trovare nuovi posti di ricovero e cura».

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