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Coronavirus, al via il rientro di 60 italiani:  quarantena non automatica

Gen 29, 2020

il volo il 30 gennaio

Chi sarà riscontrato positivo al virus sarà ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale della regione di appartenenza e solo se si dovesse aggravare sarà trasferito allo Spallanzani di Roma o al Sacco di Milano.

di Marzio Bartoloni

29 gennaio 2020


Coronavirus: Italia prima nell’attivare gli screening in aeroporto

3′ di lettura

Partirà giovedì 30 gennaio il volo per Wuhan per il rientro di una sessantina di italiani (in tutto sono 70). Al loro rientro previsto per venerdì i nostri connazionali non dovrebbero essere messi in quarantena in modo automatico, ma sarà valutata la situazione caso per caso. Ma si ipotizza anche il trasferimento in una struttura militare. Chi sarà riscontrato positivo al virus sarà comunque ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale della regione di appartenenza e solo se si dovesse aggravare sarà trasferito allo Spallanzani di Roma o al Sacco di Milano.

Il volo per il rientro degli italiani

A far sapere del volo in partenza per il rientro dei nostri connazionali è stata l’unità di crisi della Farnesina in stretto coordinamento con i ministeri della Difesa, della Salute e l’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”. Secondo Stefano Verrecchia, capo dell’Unità di crisi della Farnesina, sono una sessantina, su un totale di 70 che si trovano a Wuhan, gli italiani che hanno scelto di rientrare con il volo che partirà giovedì 30 dal nostro Paese per riportarli a casa. Il volo «operato dal Comando Operativo di Vertice Interforze» previsto in partenza dall’Italia il 30 gennaio una volta acquisite le necessarie autorizzazioni da parte cinese, «raggiungerà direttamente l’aeroporto di Wuhan con a bordo personale medico specializzato, infermieri e adeguato equipaggiamento sanitario per garantire un trasporto sicuro. All’arrivo in Italia – si legge nella nota diffusa dalla Farnesina – i connazionali seguiranno un protocollo sanitario definito dal ministero della Salute». Il volo dovrebbe atterrare a Fiumicino nella giornata di venerdì 31 gennaio e lì sarà attivato uno specifico cordone sanitario con procedure messe a punto dalla task force che si riunisce tutti i giorni al ministero della Salute.

Ricovero per i casi confermati

Ancora non è stato deciso se gli italiani che torneranno dalla Cina dovranno trascorrere una quarantena in modo automatico. I pazienti a cui sarà diagnosticato il virus saranno comunque ricoverati nel reparto di malattie infettive dell’ospedale della regione di appartenenza. Secondo le indicazioni del ministero della Salute, «le persone con sospetto di nuovo coronavirus vanno visitate in un’area separata dagli altri pazienti e ospedalizzati in isolamento in un reparto di malattie infettive, possibilmente in una stanza singola, facendo loro indossare una mascherina chirurgica, se riescono a tollerarla». Inoltre «il personale sanitario che accudisce tali casi dovrebbe, se possibile, essere dedicato esclusivamente a questi pazienti per ridurre il rischio di trasmissione». E ancora: «I casi eventualmente positivi saranno sottoposti agli ulteriori controlli ed eventualmente a isolamento».

Resta in piedi ipotesi quarenta in caserma

L’idea della quarantena per gli italiani che rientreranno dalla Cina non è affatto esclusa. Anzi si sta valutando la possibilità di far trascorrere gli eventuali 14 giorni di sorveglianza sanitaria in una struttura militare. Una decisione definitiva non è stata ancora presa dal ministero della Salute, ma questa al momento sembra l’ipotesi più accreditata per motivi logistici. Da Wuhan i cittadini italiani potranno partire solo dopo visita medica che escluda problemi, quindi solo se sani. In viaggio useranno la mascherina, e in Italia saranno in isolamento gli uni dagli altri. L’organizzazione e la gestione degli italiani in arrivo da Wuhan è particolarmente complessa poiché le autorità dovranno trovare una struttura, non necessariamente nella Capitale, dove le persone possano trascorrere due settimane in una situazione di serenità e comfort. Nel centro, forse una caserma, sarà servito ovviamente anche il cibo ma è escluso, chiariscono gli esperti, che le persone possano condividere i pasti: in quel caso infatti dovrebbero togliersi la mascherina interrompendo così l’isolamento e mettendo a rischio l’intera procedura di sorveglianza. L’ipotesi che la task-force del Ministero della Salute possa optare infine proprio per un edificio militare, sembrerebbe escludere almeno per il momento l’eventualità che ognuno degli italiani evacuati faccia rientro a casa propria.

Per approfondire

– Coronavirus, Rezza (Iss): «Noi primi ad attivare screening in aeroporto»

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