• 27 Aprile 2024 10:30

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Copilot, la luce smart che rileva i veicoli in avvicinamento

Mar 29, 2024

L’introduzione dell’AI e di tecnologie avanzate nella sicurezza ciclistica potrebbe rappresentare una rivoluzione in termini di sicurezza, in particolare per chi affronta quotidianamente il sempre più insensato traffico urbano. L’evoluzione dei dispositivi di sicurezza, come il nuovo Copilot prodotto dalla startup Velo, segna un capitolo importante in questa era di cambiamenti. Questi dispositivi si uniscono a una lista in crescita di innovazioni, tra cui luci LED dinamiche, sistemi di monitoraggio in tempo reale e soluzioni di visibilità notturna, per proteggere i ciclisti nelle loro, ahìnoi, sfide urbane.

Copilot e simili

Copilot, insieme ad altri dispositivi simili quali Cycliq Fly6 e Fly12, simboleggia un punto di svolta delle soluzioni tecnologiche per la sicurezza ciclistica, fornendo non solo funzionalità come registrazione video e sistemi di allerta, ma anche migliorie significative per la visibilità in senso esteso, attraverso luci integrate e sensori intelligenti. Questo, unito all’adozione di accessori innovativi come indicatori di direzione e sistemi di rilevamento di ostacoli, potrebbe rendere la bicicletta non solo un mezzo di trasporto ecologico ma anche estremamente più sicuro di come è adesso. 

Copilot si monta come una semplice luce posteriore; il sistema ha una telecamera integrata che monitora costantemente la strada dietro il ciclista e, grazie all’intelligenza artificiale, distingue quando un veicolo lo sta sorpassando in modo sicuro o si sta avvicinando in maniera aggressiva/ distratta. Il ciclista riceve segnali acustici (e/o visivi se si collega lo smartphone) dal sistema che, a sua volta attiva cambiamenti cromatici luminosi per avvisare i conducenti che si trovano in prossimità della bici. Tutto ciò ovviamente aumenta di molto la visibilità del ciclista e contribuisce a prevenire incidenti da entrambe le parti. Con circa cinque ore di autonomia, Copilot è ideale per l’uso urbano e rappresenta di sicuro uno dei migliori investimenti che possiamo fare per la nostra sicurezza in bici.

Fonte: velo.aiCopilot si monta sotto la sella come una luce posteriore; i sensori avvisano poi il ciclista tramite segnai audio e video

Zemo e Calamus, due e-bike all’avanguardia

Ma bisogna dire che già esistono delle biciclette “ultra-intelligenti”, dotate cioè al loro interno di quei dispositivi capaci di interagire con il contesto. I due esempi forse più riusciti e famosi sono rappresentati dalle e-bike di Zemo e Calamus.

La prima è equipaggiata di sensori di impatto che avvisano numeri di emergenza e salvati in rubrica in caso di caduta (un po’ come fa il celebre Bypoint): realizzata con materiali di prima qualità e dettagli innovativi come luci di stop e telaio ammortizzato Interlink, recentemente l’azienda ha dotato i suoi nuovi modelli del motoriduttore Pinion, un’innovazione importante per quanto riguarda il motore, e di cui parleremo a breve.

La seconda invece è una bici molto più vicina al sistema Copilot: Calamus infatti si distingue per i suoi sensori di movimento periferici che avvertono il ciclista quando un veicolo si sta avvicinando. In particolare, i ricetrasmettitori situati nella parte posteriore della bicicletta emettono segnali ad ultrasuoni rilevando veicoli in avvicinamento e avvisando il conducente attraverso una vibrazione nel manubrio. Diciamo che la vibrazione potrebbe essere il tassello mancante in Copilot, perché nel traffico il canale visivo e quello uditivo sono spesso oberati.

Infrastrutture e nuovo CdS

La sicurezza ciclistica però non dipende solo dalla tecnologia ma anche da buone pratiche quotidiane e infrastrutture adeguate. La manutenzione regolare della bicicletta, soprattutto dei freni e delle luci, e l’uso di caschi e abbigliamento riflettente sono essenziali per garantire la sicurezza del ciclista, così come lo è la propria capacità di attenzione. Parallelamente, la creazione e manutenzione di infrastrutture dedicate, come piste ciclabili sicure e aree di sosta protette, contribuiscono enormemente a ridurre il rischio di incidenti, creando un ambiente urbano più bike-friendly.

Il nuovo Codice della Strada tiene poco conto di come questo obiettivo sia perseguibile nel concreto, perché una delle prerogative della smart-mobility, soprattutto in territori frammentati e morfologicamente eterogenei come l’Italia, è proprio quello di dare maggiore libertà di iniziativa alle amministrazioni locali, al fine di poter applicare le soluzioni più efficaci. Un altro aspetto fondamentale è l’autonomia energetica dei dispositivi di sicurezza. L’integrazione di sistemi come il KERS, la frenata rigenerativa derivata dalla tecnologia automobilistica, potrebbe portare a importanti miglioramenti in termini di durata della batteria e sostenibilità ambientale, riducendo la necessità di ricariche frequenti e sfruttando l’energia generata dal movimento della bicicletta. Inoltre non correremmo il rischio di lasciare scarichi, per pigrizia, dispositivi così utili come Copilot.

Educazione alla cultura della sicurezza

Al di là della tecnologia e delle infrastrutture, la cultura della sicurezza gioca un ruolo cruciale. Programmi di educazione ciclistica, campagne di sensibilizzazione e una maggiore attenzione alle normative possono promuovere comportamenti più sicuri sia tra i ciclisti che tra gli altri utenti della strada. Questo include la condivisione responsabile della strada, la conoscenza delle regole del traffico e l’uso etico e consapevole dei dispositivi tecnologici. La fusione di AI, innovazione tecnologica, pratiche di manutenzione delle strade e infrastrutture adeguate apre il percorso a un futuro in cui il ciclismo urbano non solo è più sicuro, ma diventa un pilastro della mobilità sostenibile. L’investimento in dispositivi come Copilot e un impegno condiviso tra ciclisti, amministrazioni cittadine e comunità locali possono trasformare significativamente l’esperienza ciclistica urbana, rendendola una scelta più attraente, sicura e sostenibile per tutti.

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