AGI – La Sardegna scommette sull’autoproduzione di energia da rinnovabili e sull’autoconsumo. Lo fa – in ritardo e nel pieno della crisi causata dal caro bollette – con un testo unificato approvato all’unanimità dal Consiglio regionale, a conclusione di una gestazione di circa tre anni. La legge – 23 articoli dopo che due sono stati cassati in Aula, uno a voto segreto – prevede il sostegno alle “comunita’ energetiche” e l’istituzione del “reddito energetico regionale”.
Sono stati stanziati 14 milioni di euro in due anni per finanziare le due misure concepite, ben prima dei rincari, per promuovere le fonti energetiche rinnovabili, aumentare efficienza e risparmio e sostenere le famiglie, soprattutto quelle più disagiate. Due milioni l’anno sono stanziati a sostegno delle future comunità energetiche, cinque milioni per alimentare un fondo di rotazione per il reddito energetico regionale. Per spenderli bisognerà attendere le direttive di attuazione della Giunta regionale che dovranno definire, in particolare, l’importo massimo dei contributi concedibili, requisiti e caratteristiche dei beneficiari del reddito energetico, oltre che le modalità di presentazione e istruttoria delle richieste.
Dunque, le due misure non potranno dare sollievo immediato a chi vive e lavora in Sardegna ed è alle prese coi rincari. Nel frattempo, su sollecitazione del Consiglio, la Giunta regionale si è impegnata a individuare risorse per aiutare famiglie e imprese ad abbattere i costi delle bollette dell’energia.
Ecco le novità introdotte dal testo unificato, sintesi di un disegno di legge della Giunta di centrodestra e di una proposta dell’opposizione, e che entrerà in vigore nel giorno della pubblicazione sul Buras, il Bollettino ufficiale della Regione sardegna
Il Piano energetico regionale
La nuova legge traccia le priorità della politica energetica della Sardegna e le affida al Pears, il Piano energetico e ambientale regionale, di cui definisce l’iter di approvazione e aggiornamento, afffidati alla Giunta, sentita la commissione consiliare competente.
Riduzione delle emissioni climalteranti, continuità e sicurezza dell’approvvigionamento energetico a condizioni accessibili per cittadini e imprese, promozione delle rinnovabili sono fra gli obiettivi generali.
Le comunità energetiche
La loro istituzione, che la Regione è impegnata a sostenere, punta a promuovere l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili a basso impatto ambientale e a contrastare la “poverta’ energetica”. Potranno essere costituite su iniziativa di soggetti pubblici (per esempio, i Comuni) e privati, anche in forma aggregata. Ne potranno far parte anche intestatari di utenze domestiche, ma non imprese che lucrano su questa attività, dato che le comunità devono essere incentrate espressamente sul valore dell’energia e non sul profitto.
Le comunità potranno mantenere la qualifica di produttori di energia se ogni anno la quota che genereranno da rinnovabili e destinata all’autoconsumo sarà pari ad almeno il 60%. Per ottimizzare la gestione, l’utilizzo delle rete di energia e l’accesso non discriminatorio ai mercati dell’energia, sarà loro facoltà stringere accordi e convenzioni con chi gestisce la rete di distribuzione.
Il reddito energetico
La Regione contribuirà all’acquisto e all’installazione di impianti di produzione di energia elettrica da rinnovabili a favore di utenti che stipuleranno convenzioni con il Gse (Gestore dei servizi energetici), con priorità per coloro che vivono condizioni di disagio socioeconomico. I beneficiari, da selezionare con un avviso pubblico, avranno diritto all’autoconsumo gratuito dell’energia prodotta. Il contributo non sarà cumulabile con altre agevolazioni – europee, statali o regionali – in materia. Chi lo otterrà dovrà cedere alla Regione i crediti maturati verso il Gse per il servizio di scambio sul posto: in questo modo sarà alimentato il fondo di rotazione che finanzia il reddito energetico, la cui gestione sarà affidata a un soggetto esterno, tramite selezione pubblica, o a un’agenzia o a una società ‘in house’ della Regione.
Nel caso dei condomìni gli impianti potranno essere installati sul lastrico solare, su ogni altra superficie comune idonea e sulle parti di proprietà dei singoli condomini. Avranno priorità le famiglie con un basso Isee (sara’ la Giunta a quantificarlo), quelle con almeno cinque componenti, le giovani coppie e i nuclei formati da over 65 e con più di due figli minori, oltre a quelli con almeno un componente con disabilità.
Ogni due anni la Giunta regionale dovrà ‘rendicontare’ sull‘efficacia delle due misure: tempi dei procedimenti, risorse stanziate e utilizzate, eventuali problemi incontrati nell’attuazione, numero dei beneficiari e totale dell’energia prodotta dagli impianti installati e immessa in rete.
“Le misure individuate dal testo unificato sono di natura strategica e strutturale”, ha osservato, dopo l’approvazione, l’assessora regionale all’Industria, Anita Pili. “Nello specifico il reddito energetico consentirà alle famiglie sarde di potersi dotare, nelle proprie abitazioni private, di impianti alimentati con fonti rinnovabili. La dotazione alle comunità energetiche consentirà, invece, alle amministrazioni comunali di dar luogo all’avviamento delle comunità senza sottrarre risorse dal proprio bilancio”.
“Finalmente dopo 34 mesi e molto impegno e pazienza è stata approvata la proposta di legge del gruppo Pd, di cui sono stato primo firmatario”, sottolinea il consigliere regionale Piero Comandini, il cui testo originario è confluito in quello finale approvato dal Consiglio regionale. “Ora ci auguriamo che la Giunta Regionale deliberi con urgenza i regolamenti per poter fare i bandi per assegnare le risorse”.