MILANO – La netta affermazione elettorale della Lega rilancia immediatamente il balletto intorno ai conti pubblici italiani, in vista della scrittura della Manovra il prossimo autunno e con la necessaria interlocuzione con Bruxelles che Matteo Salvini intende giocare dall’alto del suo 34% di preferenze.
Anche di questo si è parlato durante la conferenza stampa nella sede milanese di via Bellerio, a valle degli esiti elettorali. “So che da Parte della Commissione Ue è in arrivo una lettera sull’economia italiana. Gli italiani hanno dato mandato a me e al governo di ridiscutere, pacatamente, i parametri che hanno portato a un livello di precarietà senza precedenti”, ha detto Salvini.
Il riferimento è al documento col quale Bruxelles chiederà al governo di chiarificare la posizione sul debito pubblico, a fronte del mancato rispetto della regola di riduzione nel 2018, in violazione del patto di Stabilità. Il tutto, in vista di un probabile peggioramento dei parametri previsti per il 2019, alla luce del deterioramento del quadro economico e del rallentamento che sta interessando tutto il globo, con incidenza maggiore sul Belpaese. Nel 2018, si ricorsa, il debito/Pil italiano è passato al 132,2% dal 131,4% del 2017. Secondo il Def, poi, dovrebbe salire ancora al 132,6% nel 2019, ma secondo le stime comunitarie dovrebbe aumentare al 132,7% e poi al 135,2% nel 2020 (131,3% secondo il governo italiano). La missiva europea dovrebbe slittare da oggi ai prossimi giorni, prima della chiusura dei lavori alla Commissione per il ponte per l’ascensione.
Bruxelles domanderà conto all’esecutivo dei “fattori rilevanti” che giustificherebbero gli scostamenti registrati per mettere nuovamente in agenda una possibile apertura di procedura d’infrazione per violazione della regola del debito. La risposta italiana sarà presa in
considerazione nel rapporto sul debito che la Commissione Ue sta preparando e la decisione sarà presa il 5 giugno prossimo. In caso si dovesse andare verso la procedura d’infrazione, scrive Bloomberg che la decisione potrebbe aprire la strada a una sanzione da 3,5 miliardi di euro.
E così è tornato sul tavolo di giornata il tema sollevato pochi giorni fa dallo stesso Salvini, ovvero il rispetto dei parametri europei sulla Finanza pubblica. “Sforare il 3% (di rapporto tra deficit e Pil, ndr)? – si è chiesto il vice presidente del Consiglio – Non ho voglia di sfidare nessuno, ma non sto a impiccarmi a un parametro, un numero o una regoletta. In Europa bisogna rivedere le politiche sulla crescita”. Sull’agenda fiscale è montato anche il collega vice premier, Luigi Di Maio, che ha immediatamente rilanciato il tema della flat tax cara alla Lega.
Un ritornello che ha chiamato il leader degli industriali, Vincenzo Boccia, a replicare. Il presidente di Confindustria dice “no alla procedura d’infrazione con uno sforamento del 3%. Dall’assemblea degli imprenditori di Varese, Bccia rammenta: “Dobbiamo capire che lo sforamento per spese ordinarie e non per investimenti, su cui invece saremmo d’accordo, ma per fare debito pubblico è un elemento che riguarda solo l’Italia e non l’Unione Europea”. “La campagna elettorale è finita. Bisogna terminare con le facili promesse per entrare nella fase del realismo e del pragmatismo”. E, di nuovo da Boccia, il richiamo alle parole della politica: “Dobbiamo stare attenti al linguaggio perché se lo spread aumenta solo con le parole, dobbiamo stare attenti: è una magia che le imprese italiane non meritano”.