crisi di governo
Sono alcune delle differenze più evidenti che emergono confrontando i due discorsi di accettazione (con riserva) dell’incarico a formare un nuovo governo pronunciati da Giuseppe Conte. La prima volta il 23 maggio 2018 e la seconda oggi
di An.Ga.
29 agosto 2019
2′ di lettura
Cambiano le parole chiave. Escono «contratto», «governo del cambiamento» e «avvocato difensore del popolo italiano». Entrano «governo nel segno della novità» per rendere l’Italia anche «più giusta, equa e solidale», con una chiara «collocazione euro-atlantica», un ancoraggio forte nei «principi scritti nella Costituzione», in un orizzonte di «nuovo umanesimo». Con la parola “popolo” che non viene pronunciata. Sono alcune delle differenze più evidenti che emergono confrontand0 i due discorsi di accettazione (con riserva) dell’incarico a formare un nuovo governo pronunciati da Giuseppe Conte. La prima volta il 23 maggio 2018. La seconda oggi. Cambiano la coalizione (da gialloverde a giallorossa), i temi e anche il discorso. A partire dai tempi: 3 minuti e 24 secondi nel 2018, quasi 9 minuti e mezzo di discorso quindici mesi dopo.
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Un programma da elaborare
Nel maggio del 2018 Conte si presenta quasi come un esecutore di quello che definisce «il contratto su cui si fonda questa esperienza di governo». Il contratto è già pronto, avallato dalla base M5s e leghista: il suo compito sarà quello di presentarlo al Parlamento e di portarlo avanti. Quindici mesi dopo lo scenario è molto diverso. «Oggi stesso avvierò le consultazioni», al termine delle quali «mi dedicherò – scandisce Conte – a elaborare un programma insieme alle forze politiche». Questa volta insomma non c’è niente di preconfezionato: sarà lui a mediare tra i partiti e lui stesso a elaborare il programma con il contributo delle forze che lo sostengono.
Parola chiave: novità
Nel 2018 quello che sta per nascere è «il governo del cambiamento» dice Conte. Ora si parla di «un governo nel segno della novità». Le parole «nuovo/a» e «novità», vengono citate spesso (mai nel 2018) .