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Consip, nel Pd di Rignano pressioni perché Tiziano Renzi lasci la segreteria

Mar 8, 2017

Pd Rignano, Tiziano Renzi è pronto a dimettersi da segretario: “Il mio mandato è già a disposizione”, annuncia il giorno dopo il rinvio “a data da destinarsi” della prima assemblea post-inchiesta Consip. “Non sarò solo io a decidere, valuteremo insieme nel partito”, dice babbo Renzi. Anche se il partito, non solo quello rignanese, la valutazione l’ha ormai fatta.

“Tiziano ha guidato il partito di Rignano fin qui e sono sicuro che ci darà una mano per uscire dalle difficoltà di oggi, che non rendono merito al lavoro fatto ma che non possono mettere a rischio la stabilità e il risultato del voto amministrativo. Mi affido al senso di responsabilità di tutti”, dice il segretario fiorentino Fabio Incatasciato. Troppe tensioni, troppa pressione mediatica insomma. Meglio una transizione. Soprattutto ora che tra partito e sindaco ricandidato Daniele Lorenzini, deciso a correre con una lista senza il simbolo Pd, è sceso il grande gelo. E non solo tra loro.

Tra Lorenzini e Renzi senior i rapporti sono caduti. Per anni sono stati due anime in un guscio. Tiziano si è speso più volte a favore di Lorenzini: per la candidatura alle regionali e per la nomina del direttore dell’agenzia regionale di sanità. Non c’è riuscito e il guscio si è rotto: lunedì, giorno della riunione rinviata, si sono presi a male parole nella chat su Whatsapp del Pd rignanese. Tiziano non ha gradito lo ‘strappo’ di Lorenzini, la scelta di togliere il simbolo “senza dirlo a nessuno”.

Transizione dunque. Anche perché babbo Renzi è già impegnato: “Non dico più niente sull’inchiesta. Non parlo più. Una cosa però la voglio dire. Mi accusano dicendo che il padre del premier farebbe meglio a non lavorare con la pubblica amministrazione. Ma io è esattamente quello che ho fatto. Non ho lavorato con il

pubblico da quando Matteo è diventato premier”, sostiene babbo Renzi. Il sindaco Lorenzini, almeno per l’inchiesta Consip, sente invece di avere già dato: “La cena con il generale dei carabinieri Saltalamacchia? Come ho detto agli inquirenti quando sono stato sentito, ad un certo punto ho colto le sue parole ‘Meglio non parlare con certa gente’. Ma non ho sentito pronunciare il nome dell’imprenditore Carlo Russo. Tantomeno sapevo dell’inchiesta”.

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