AGI – Nell’Ue sono necessari 200 miliardi di euro aggiuntivi di investimenti per garantire la copertura gigabit completa in tutta l’Unione e gli Stati membri dovrebbero sensibilizzare l’opinione pubblica sui vantaggi della digitalizzazione delle imprese, dare priorità agli investimenti nell’istruzione e nelle competenze di alta qualità e mettere in campo politiche nazionali per stimolare ulteriormente le capacità di progettazione e produzione di chip.
È il contenuto del primo rapporto sullo stato del Decennio Digitale della Commissione europea che fa la fotografia dei progressi compiuti nel realizzare la trasformazione digitale nell’Ue. Sono quattro i punti principali che il report prende in esame: le infrastrutture digitali, la digitalizzazione delle imprese, compreso l’uso dell’intelligenza artificiale (AI), la digitalizzazione dei servizi pubblici, le competenze digitali. Dall’analisi delle infrastrutture emerge che “la diffusione delle reti 5G standalone (cioè la rete 5G completamente autonoma) è in ritardo e il 5G non è ancora all’altezza delle aspettative degli utenti finali e delle esigenze del settore”.
Nelle zone rurali, sottolinea la Commissione, il 55% delle famiglie non è servito da alcuna rete fissa ad altissima capacità e il 9% non è ancora coperto da alcuna rete fissa. Per questo, “sono necessari investimenti aggiuntivi per almeno 200 miliardi di euro per garantire una copertura gigabit completa in tutta l’Ue e una copertura 5G in tutte le aree popolate” e gli Stati membri dovrebbero “mappare le loro lacune in termini di connettività e studiare finanziamenti per integrare gli investimenti privati nelle aree non redditizie dal punto di vista commerciale, comprese le aree rurali e remote, beneficiando del quadro normativo dell’Ue a favore degli investimenti”.
Il documento ricorda anche che, secondo l’obiettivo del 2030, la copertura gigabit dovrebbe essere disponibile per tutti e le reti 5G performanti in tutte le aree popolate. “Attualmente, le reti in fibra, fondamentali per fornire connettività gigabit, raggiungono solo il 56% delle abitazioni, mentre la copertura 5G si attesta all’81% della popolazione, scendendo al 51% nelle aree rurali”.
Per quanto riguarda la produzione dei semiconduttori, il report evidenzia che l’attuale obiettivo per il 2030 è che l’Unione raddoppi la propria quota nel valore della produzione globale di semiconduttori all’avanguardia, passando dall’attuale 10% al 20% della quota di mercato globale in valore. E per questo “gli Stati membri dovrebbero promuovere politiche e investimenti nazionali per stimolare ulteriormente le capacità di progettazione e produzione di chip nazionali e per potenziare le competenze locali nelle tecnologie avanzate in tutti i settori”.
Sul fronte della digitalizzazione delle imprese, il report sottolinea che il Ddpp, il programma politico del decennio digitale, fissa tre obiettivi: almeno il 75% delle imprese dell’Ue dovrebbe adottare nelle proprie attività servizi di cloud computing, big data e/o intelligenza artificiale (AI); oltre il 90% delle piccole e medie imprese (Pmi) dovrebbe raggiungere almeno un livello base di intensità digitale (misurando l’uso di diverse tecnologie digitali a livello aziendale), raddoppiare il numero di unicorni (aziende con una valutazione superiore a 1 miliardo di euro).
Ma “senza ulteriori investimenti e incentivi, la traiettoria di base prevista indica che entro il 2030 solo il 66% delle aziende utilizzerà il cloud, il 34% i big data e il 20% l’intelligenza artificiale. Inoltre, sulla base degli ultimi dati disponibili, solo il 69% delle Pmi dell’Ue raggiunge un livello base di intensità digitale, con progressi disomogenei e insufficienti tra gli Stati membri. Per migliorare l’adozione della tecnologia, gli Stati membri dovrebbero sensibilizzare l’opinione pubblica sui vantaggi della digitalizzazione delle imprese, nonché promuovere e sostenere i poli europei dell’innovazione digitale (Edih)”.
Il documento spiega che il numero di unicorni con sede nell’Ue è “aumentato in modo significativo negli ultimi dieci anni” e che una continuazione di questa tendenza consentirebbe all’Ue di raggiungere il suo obiettivo prima del 2030. Ma restano le differenze con le altre economie avanzate: “All’inizio del 2023 c’erano 249 unicorni con sede nell’Ue, rispetto ai 1.444 negli Stati Uniti e ai 330 in Cina”. Nel capitolo relativo alla digitalizzazione dei servizi pubblici, si descrive come molti Stati membri siano ben posizionati verso la completa digitalizzazione dei servizi pubblici e delle cartelle cliniche, nonché per l’introduzione dell’eID per i loro cittadini.
“Tuttavia, sono necessari investimenti significativi per migliorare la disponibilità e le prestazioni transfrontaliere dei servizi pubblici”. Infine, le competenze digitali. “L’Ue si impegna ad aumentare le competenze digitali di base di almeno l’80% della popolazione di età compresa tra 16 e 74 anni e a raggiungere i 20 milioni di specialisti Ict (tecnologia dell’informazione e della comunicazione) entro il 2030”.
Ma il rapporto mostra che “entro il 2030 e nelle condizioni attuali, solo il 59% della popolazione padroneggerà almeno le competenze digitali di base e il numero di specialisti Ict non potrà superare i 12 milioni. Gli Stati membri devono dare priorità agli investimenti nell’istruzione e nelle competenze di alta qualità e promuovere la partecipazione delle donne alle discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) fin dalla tenera eta'”.