Chiuso un giallo, se ne apre un altro. Dopo aver deciso all’ultimo minuto di partecipare alla conferenza internazionale sulla Libia organizzata dal governo italiano a Palermo, per il maresciallo Haftar, uomo forte dell’Est del paese, la giornata di oggi – la seconda e ultima del vertice – si aperta all’insegna dell’ennesima incognita. Il problema che Haftar non intende sedere allo stesso tavolo con il Qatar, la Turchia e gli esponenti di Tripoli legati ai gruppi islamici, tra cui i Fratelli musulmani.
Il mini vertice con Sarraj e al Sisi
La soluzione stata trovata: un vertice nel vertice. in corso a Villa Igiea, a quanto si apprende, una mini riunione alla quale partecipano, oltre ad Haftar, il premier Giuseppe Conte, Fayez al Sarraj, il premier russo Dmitri Medvedev, il presidente dell’Egitto Al Sisi, il presidente della Tunisia Essebsi, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il ministro degli Esteri francese Le Drian, il premier algerino Ouyahia e l’inviato Onu per la Libia Salam.
Passo avanti nel dialogo tra i protagonisti libici
Il faccia a faccia costituisce un passo avanti dal punto di vista del dialogo tra le parti libiche. Haftar e il presidente dell’esecutivo sostenuto dalle Nazioni Unite, Sarraj, infatti non si erano ancora incrociati. Il maresciallo ha infatti disertato la cena di apertura della manifestazione. Conte ha invitato Haftar al compromesso con gli altri tre leader regionali: siate i padri nobili del futuro del vostro Paese, ha chiestoi il premier.
L’assist dell’Egitto per Haftar: serve un esercito regolare
Haftar, a capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, punta a ottenere un riconoscimento da parte della comunit internazionale. Per l’Egitto, una stabilizzazione effettiva della Libia non pu prescindere dalla costituzione di un esercito regolare: la ha sottolineato il portavoce del presidente al Sisi. L’Egitto, ha aggiunto, sostiene una soluzione politica per la crisi libica in linea con gli accordi tra le parti sottoscritti in Marocco nel 2015 e sostiene con forza l’iniziativa Onu dell’inviato Salam.
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