AGI – Dopo il piano del premier Liz Truss e del cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, mercoledì scorso in Gran Bretagna si è creata una situazione molto brutta, un vero e proprio tsunami finanziario.
Il piano non è piaciuto ai mercati. Il governo ha chiesto agli investitori internazionali prestiti a debito per finanziare dei tagli alle tasse dei ricchi che non necessariamente si tramuteranno in investimenti produttivi. Si è quindi creata una grave crisi di sfiducia, che si è autoalimentata e ha fatto salire alle stelle i tassi sui titoli di Stato.
Il progetto di tagli alle tasse di Londra ha riportato a livelli ‘anni Settanta’ il deficit del Regno Unito, facendo tracollare la sterlina ai minimi storici sul biglietto a verde a quota 1,03 e facendo volare dal 3,6% al 5% i rendimenti dei gilt, i bot britannici, provocando il panico nei fondi pensione, che hanno visto crollare i prezzi dei 1.700 miliardi di sterline di titoli di Stato inglesi che detengono in portafoglio.
Questo ha fatto intervenire d’emergenza la Bank of England, che mercoledì scorso ha lanciato un programma temporaneo di acquisto di gilt a lungo termine in 13 sessioni a mercati aperti per un totale di 65 miliardi di sterline. Giovedì la Truss non ha fatto marcia indietro sul suo piano ma si è detta disponibile a collaborare con l’ufficio del budget e questo ha calmato, per ora le acque.
Senza il piano della Boe i risparmi di milioni di inglesi avrebbero rischiato brutto, visto che all’improvviso i fondi pensione hanno ricevuto richieste ingenti di margin call dalle società di clearing. Questo significa che mercoledì nelle sale operative dei fondi pensione si è accesa la luce rossa, avendo ricevuto la notifica che il saldo dei loro conti era sceso al di sotto del requisito di margine richiesto per mantenere aperta una posizione. In altre parole i fondi pensione hanno rischiato il collasso, poichè usano i titoli di Stato inglesi, i gilt, come collaterale (garanzia) su operazioni aperte di mercato.
Questi titoli di Stato si sono deprezzati per colpa del piano fiscale Truss, che è stato bocciato dai mercati, e i fondi pensione sono stati chiamati a coprire le loro posizioni in perdita. Tuttavia mercoledì i fondi pensione non avevano disponibile tutta quella liquidità e per non fallire hanno inviato l’allarme alla Banca centrale inglese che si è mossa subito. I fondi pensione inglesi sono grandi investitori di debito governativo, anche di quello europeo e italiano, il che significa che hanno comprato un bel po’ di Bot e tengono in portafoglio anche parecchi bond bancari italiani.
Detto questo, spieghiamo un po’ meglio come funziona il sistema previdenziale britannico e perchè la settimana scorsa ha rischiato il crack. Intanto diciamo che i regimi pensionistici a prestazioni definite (DB) dei fondi Gb pagano ai pensionati un importo annuo fisso, spesso una percentuale dello stipendio finale che hanno guadagnato come dipendenti. La maggior parte di tali regimi sono chiusi ai nuovi membri a causa del loro costo.
Ma ci sono circa 2.150 miliardi di sterline in Gran Bretagna che funzionano in questo modo: col sistema DB. Gli schemi pensionistici investono in genere più della metà delle loro attività in obbligazioni, al fine di pagare le passività pensionistiche future. In che modo sono protetti? Per evitare di essere esposti alla volatilità del mercato, gli schemi di norma coprono le loro posizioni attraverso derivati gilt gestiti dai cosiddetti fondi di investimento (LDI) basati sulle passività. Tuttavia questi swap sui tassi di interesse in genere sono variabili e garantiscono i soldi dei pensionati, che ricevono invece dei tassi fissi. Inoltre i fondi sono leveraged, cioè sono investiti in derivati, il che aumenta la loro esposizione ai movimenti di mercato.
Perché hanno chiesto garanzie collaterali? Diciamo che se i rendimenti salgono troppo in alto e troppo in fretta, gli schemi devono fornire più denaro contante – o collaterale – ai fondi LDI perché le loro posizioni diventano in perdita – in altre parole stanno pagando più denaro nella transazione di quello che ricevono. Messi alle strette, dalla perdita di valore del collaterale, i regimi pensionistici hanno venduto i gilt per ottenere denaro contante, altrimenti sarebbero stati cacciati dalle loro posizioni in derivati, collassando. In questo modo hanno messo la testa nel cappio alimentando una spirale al rialzo dei tassi.
Per evitare il disastro, ovvero l’insolvenza di molti fondi pensione, è intervenuta la Banca d’Inghilterra, comprando gilt in misura praticamente illimitata. Si è fatto il paragone con il caso di Lehman Brothers. In realtà la situazione inglese è diversa, poiché Lehman non aveva liquidità. In sostanza, gli asset che Lehman avrebbe dovuto vendere sul mercato erano privi di valore, non avevano più mercato, mentre in questo caso i gilt hanno valore, hanno mercato ma I fondi erano sbilanciati per gli swap sui derivati e quindi la mossa della Boe è servita a bloccare il rialzo eccessivo dei tassi e la svendita dei gilt e a calmare la situazione. Il piano d’emergenza però è temporaneo, durerà fino al 14 ottobre e dovrebbe dare ai fondi pensione il tempo per elaborare le transazioni in modo ordinato e rimettersi in regola.
“Il 14 ottobre finisce il piano straordinario di acquisti giornalieri di gilt – spiega Bova – Difficile dire cosa succederà poi, anche perchè dal 31 ottobre la Boe inizierà a vendere i titoli di Stato che ha in portafoglio. Non è una situazione facile, anche perché se dovesse ripetersi un altro tsunami di questa portata non potrà interrompere le aste giornaliere e dovrà prorogarle. L’altro interrogativo riguarda i tassi di interesse. La Boe per ora non ha convocato una riunione straordinaria per rialzarli, come circolava voce che avrebbe fatto. Probabilmente faranno un aumento di 100 punti base alla prossima riunione. Adesso stanno al 2,25%. Il mercato è arrivato a prezzare il 6% per metà del prossimo anno. Vedremo. Molto dipenderà dalla svalutazione della sterlina, visto che importano tutto”.