AGI – Un viaggio in Spagna e il rientro in ospedale, dove scopre di aver contratto il Covid, ma poi compaiono sulla pelle i segni del vaiolo delle scimmie e un test rivela la positività. L’uomo spiega di aver avuto rapporti non protetti con uomini diversi e i medici praticano anche un altro test, quello dell’Hiv. Positivo anche quello.
Il caso di un 36enne di Catania finisce sul ‘Journal of Infection’ con un articolo dei ricercatori del Policlinico di Catania e Palermo. E chi ha in cura il paziente spiega perché la vicenda non deve suscitare “allarmismi ingiustificati”.
“Monkepox e SarsCov2 hanno vie di trasmissione differenti. Il fatto che fossereo contemporanemante presenti rappresenta una coincidenza. È un singolo caso clinico, quindi la sua rilevanza statistica epidemiologica è relativa”. Lo afferma Arturo Montineri, direttore dell’Uoc Malattie infettive dell’ospedale San Marco di Catania, l’infettivologo che ha avuto in cura il catanese di 36 anni.
L’uomo ha sviluppato i sintomi al rientro da un viaggio in Spagna. “Ci sono dei punti di interesse”, ha aggiunto l’infettivologo, e “il primo fra tutti è la necessità di aver dovuto gestire contemporaneamente le tre infezioni nello stesso paziente e il fatto che i tre virus non hanno avuto un effetto condizionante reciproco. Il paziente ha avuto un decorso normale privo di complicanze. E altro fatto interessante è che monkeypox dopo la scomparsa delle lesioni è rimasto positivo al livello della faringe per altri venti giorni; quindi questi pazienti dovrebbero essere sottoposti ad un followup prolungato fino alla scomparsa del virus”.
Secondo Montineri “avere un paziente con una sintomatologia simile a quella del Covid, e un tampone positivo non deve fare escludere a priori la presenza di altre infezioni, soprattutto se c’è una storia clinica anamnestica rilevante il caso”.
L’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità, datato 23 agosto, segnala in Sicilia cinque casi accertati di monkeypox, nessuno mortale. I primi sono stati diagnosticati a Palermo, Gela e Catania. Ma le statistiche del ministero potrebbero essere sottostimate.
Dal San Marco di Catania, per esempio, confermano di aver diagnosticato già sei casi. Nove a Palermo. Adesso l’obiettivo è vaccinare con il nuovo siero anti-vaiolo le persone a rischio. Le prime 4.200 dosi sono state distribuite alle regioni con più casi: Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia Romagna. Ma per la Sicilia ancora una data non è prevista.