• 5 Gennaio 2025 9:14

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Come funziona la strategia cospirazionista di Kennedy Jr

Gen 3, 2025

La nomina di Robert F. Kennedy Jr. a un ruolo di rilievo nel Dipartimento della Salute durante l’amministrazione Trump rappresenta una possibile fonte di cambiamenti profondi e rischi sostanziali per la sanità pubblica. Oltre alla sua ben nota opposizione ai vaccini, Kennedy ha una lunga storia di promozione di disinformazione su una vasta gamma di argomenti scientifici e medici, con implicazioni che vanno ben oltre la vaccinazione. La sua influenza potrebbe alterare le politiche sanitarie nazionali, danneggiare la fiducia nelle istituzioni e rallentare il progresso scientifico su scala globale.

  

La posizione di Robert F. Kennedy Jr. sui vaccini si è consolidata come un esempio emblematico del tipo di disinformazione che diffonde e del pericolo che costituisce. Kennedy ha promosso l’idea che i vaccini siano intrinsecamente pericolosi, collegandoli a condizioni come l’autismo, nonostante un’ampia e consolidata evidenza scientifica che smentisce qualsiasi legame tra i vaccini e tali patologie. Studi epidemiologici di grande portata, condotti da istituzioni di ricerca di rilievo come i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), hanno dimostrato che i vaccini sono sicuri ed efficaci nel prevenire gravi malattie infettive. Tuttavia, l’approccio di Kennedy si è dimostrato particolarmente efficace nel seminare dubbi, non attraverso accuse dirette di pericolosità dei vaccini, ma insinuando che le istituzioni sanitarie non siano trasparenti o che siano corrotte dall’industria farmaceutica. Questo approccio agisce in modo insidioso, riducendo la fiducia nelle istituzioni sanitarie piuttosto che attaccare direttamente i vaccini stessi. Attraverso l’uso di media alternativi, conferenze pubbliche e una massiccia presenza sui social media, Kennedy ha costruito un movimento antivaccinista globale che si nutre di paure, spesso infondate, e di una narrazione che pone il cittadino contro le “grandi istituzioni”. Questa strategia di disinformazione mira a rendere le persone diffidenti non solo verso i vaccini, ma anche verso il sistema sanitario nel suo complesso.

    

Un esempio particolarmente tragico dell’impatto della disinformazione antivaccinista diffusa da Kennedy e dalla sua organizzazione è rappresentato dall’epidemia di morbillo nelle Samoa nel 2019. In quel contesto, la copertura vaccinale contro il morbillo, che dovrebbe essere superiore al 90 per cento per garantire l’immunità di gregge, era scesa a circa il 31 per cento a causa della diffusione di false informazioni sui rischi dei vaccini. Kennedy, attraverso organizzazioni legate al movimento antivaccinista, ha contribuito a diffondere materiale disinformativo che metteva in dubbio la sicurezza del vaccino MPR (morbillo-parotite-rosolia). Questo ha avuto conseguenze catastrofiche: l’epidemia ha provocato oltre 80 morti, la maggior parte dei quali bambini sotto i cinque anni, e migliaia di ricoveri. La crisi delle Samoa evidenzia chiaramente il meccanismo attraverso cui la disinformazione antivaccinista opera. Non è necessario un attacco diretto alle campagne vaccinali: basta diffondere dubbi, insinuare che il vaccino potrebbe essere “non necessario” o “rischioso”, e sfruttare episodi isolati di effetti collaterali (che sono spesso estremamente rari e ben documentati) per generare una narrazione più ampia di sfiducia.

    

Robert F. Kennedy Jr. non è solo un antivaccinista convinto: egli ha promosso una vasta gamma di visioni cospirazioniste, come ad esempio sul 5G, i pesticidi e i farmaci oncologici, per una combinazione di fattori ideologici, strategici e personali. La sua retorica si radica in una narrativa che dipinge le istituzioni scientifiche, le autorità regolatorie e le grandi aziende come entità colluse, impegnate a nascondere verità scomode per mantenere il controllo e perseguire il profitto. Questa visione riflette una profonda sfiducia verso le strutture di potere consolidate, una caratteristica ricorrente nel pensiero cospirazionista, e risuona con un pubblico già predisposto a dubitare delle fonti ufficiali e ricercare colpevoli nelle cosiddette “élites”. Ma come può Robert F. Kennedy Jr., essendo indubbiamente parte dell’élite americana per nascita, status e connessioni, riuscire a promuovere e profittare di una simile posizione? Ebbene, egli ha saputo costruire una narrativa che lo posiziona come un outsider, una figura che sfida il sistema e denuncia le presunte collusioni tra potere economico e politico. Questo apparente paradosso si spiega attraverso una combinazione di strategia comunicativa e percezione pubblica. Da una parte, Kennedy utilizza il suo cognome e il prestigio della famiglia Kennedy per conferire autorità e legittimità alle sue posizioni; dall’altra, adotta una retorica anti-establishment per distinguersi da ciò che definisce come un’élite corrotta e distante dai bisogni del popolo. In questo modo, riesce a occupare una posizione unica, presentandosi come un membro privilegiato che ha scelto di ribellarsi dall’interno.

      

Questa dicotomia si concilia con la sua narrativa attraverso un uso abile del concetto di “verità rivelata”. Kennedy si pone come una figura che, grazie alle sue conoscenze e alla sua posizione privilegiata, è in grado di smascherare le presunte ingiustizie e cospirazioni del sistema. In questo contesto, il suo status non è negato, ma reinterpretato come uno strumento che gli permette di accedere a informazioni segrete o di comprendere i meccanismi nascosti del potere. Questa strategia lo rende particolarmente convincente per un pubblico che già diffida delle istituzioni tradizionali: la sua appartenenza all’élite diventa paradossalmente un elemento che rafforza il suo messaggio anti-élite.

  

Dal punto di vista strategico, la sua retorica gli consente di occupare una posizione di rilievo nel panorama mediatico, attirando l’attenzione e consolidando il suo ruolo di figura centrale in movimenti eterogenei, dai genitori contrari ai vaccini agli ambientalisti scettici verso le tecnologie moderne. Questa visibilità non solo alimenta il suo capitale sociale, ma potrebbe anche servire da piattaforma per aspirazioni politiche o per espandere ulteriormente l’influenza della sua organizzazione.

  

Da cosa è mosso il senatore?

Per quanto riguarda i suoi interessi, Kennedy potrebbe essere motivato da una combinazione di fattori personali, ideologici ed economici. A livello personale, il suo impegno sembra riflettere un sincero desiderio di giustizia, ereditato dalla tradizione familiare, e un’identificazione con cause percepite come moralmente giuste. Tuttavia, le sue attività sono anche strettamente legate alla sua organizzazione, Children’s Health Defense, che beneficia di donazioni e del sostegno di un pubblico allarmato e polarizzato. Questo crea un circolo virtuoso per Kennedy: più promuove le sue teorie, più amplia la base di sostenitori e, di conseguenza, le risorse a sua disposizione.

Inoltre, l’interesse di Kennedy potrebbe essere interpretato anche come un’espressione del desiderio di controllo narrativo, volto ad aumentare quel “patrimonio sociale” in cui ogni guru investe moltissimo. Promuovendo una visione del mondo in cui i problemi complessi trovano spiegazioni semplici – come complotti orchestrati da potenti entità – Kennedy si posiziona come un interprete delle ansie collettive. Questa dinamica rafforza il suo ruolo di leader ideologico e gli conferisce un seguito leale che lo percepisce non solo come un critico del sistema, ma come un vero e proprio paladino della “verità”.

Se, come è probabile, la sua nomina da parte di Trump sarà confermata dal Senato, Kennedy si troverà alla guida di agenzie chiave per la salute degli Stati Uniti: vedremo allora fin dove potrà spingersi la sua retorica e il suo particolare interesse, prima di provocare una crisi sanitaria di proporzioni rilevanti.

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