Su queste pagine, abbiamo già visto come l’agricoltura biodinamica comporta un aumento del prezzo per il consumatore finale anche rispetto al biologico. Abbiamo pure visto come il “numero magico” di 13.309 euro medi per ettaro di fatturato dipenda da un calcolo svolto qualche anno fa senza nessun reale significato. Tuttavia, qualcuno certamente ha beneficio nello spingere verso la conversione ad un metodo agricolo inefficiente, obsoleto e permeato di esoterismo: si tratta della multinazionale che detiene il marchio biodinamico ed è finora stata sostanzialmente certificatore unico: la Demeter.
Come funziona il suo business, e come possiamo stimarne la dimensione? Il problema, innanzitutto, è che si tratta di un’associazione senza scopo di lucro: nessun bilancio è depositato, e dunque non è possibile una stima diretta. Per identificare i canali di fatturato, conviene identificare quale sia lo scopo sociale di Demeter Italia. Nello statuto, leggiamo che questa associazione ha per scopo la promozione dell’agricoltura biodinamica, alla luce dei “risultati della scienza dello spirito di Rudolf Steiner”, considerati, secondo l’articolo 3, “componenti fondamentali per il raggiungimento della qualità biodinamica”. Componenti fondamentali, notate bene: se quindi i sostenitori del biodinamico ed in particolare gli affiliati o i dirigenti di Demeter tentano di far passare in secondo piano le follie elaborate dall’esoterista che ha fondato la biodinamica, diffidate. Nonostante questi scopi spirituali, tuttavia, quando si tratta di business Demeter ha un suo modello molto preciso ed articolato, basato sulla concessione dell’uso del marchio biodinamico e sulle connesse attività obbligatorie di certificazione e di formazione delle aziende affiliate. Per la quantificazione dei ricavati, possiamo partire innanzitutto dai diritti di uso del marchio, come definiti nella revisione del 2018 del regolamento di Demeter: a seconda del fatturato del licenziatario, si va da 250 (750 per i produttori) a 1500 euro. Considerando che le aziende affiliate sono circa 550, di cui circa 300 produttori (dati Demeter Italia), questo corrisponde ad un’entrata calcolata al minimo di 287.500 euro. Fin qui, nulla di straordinario; il bello arriva però adesso. In aggiunta alla concessione, è necessario a norma di regolamento pagare una quota annua pari ad una percentuale del fatturato dell’azienda che si fregia del marchio Demeter. Si va dal 2 per cento minimo per i piccoli produttori, con fatturato annuo fino a 100.000 euro, al 4 per cento sul valore aggiunto di fatturato per i trasformatori e distributori con fatturato superiore ad 1.250.000 euro. Se fingiamo che tutte le aziende affiliate a Demeter siano piccoli produttori con un fatturato medio di 50.000 euro annui, e quindi che il ricavo di Demeter sia piccolo, questo porterebbe a ricavi per 550.000 euro; siccome però a Demeter sono associate aziende come la Zuegg, questa è probabilmente un’ampia sottostima di quello che, a norma del citato regolamento, Demeter Italia dovrebbe riuscire a ricavare. Un fatturato milionario per la sola Demeter Italia, così difficile da spiegare da spingere uno dei più noti produttori di vino biodinamico, il signor Sebastiano Cossia Castiglioni, proprietario della Società Agricola Querciabella, a scrivere di “Demeter, che senza diritto e contro le sentenze europee, con tutta la prepotenza degli ingiusti, si arroga il diritto di fare pressione sul mondo a puro scopo di lucro. O paghi le royalties a Demeter, oppure non puoi informare il pubblico del fatto che fai biodinamica. Alla faccia della realtà, del diritto all’informazione, della giustizia europea e dell’eredità spirituale di Steiner”.
Ma Demeter Italia non ricava solo per sé benefici economici diretti: essa, infatti, ha un partner fisso, che impone ai suoi associati attraverso la scrittura privata che devono firmare all’atto di ingresso. Si tratta di Apab, Associazione per l’agricoltura biodinamica, il cui presidente è quel Carlo Triarico che con il suo secondo cappello di consigliere e socio fondatore di Demeter Italia ha promulgato nel 2019 la bozza standard di contratto che le aziende affiliate a Demeter devono sottoscrivere, in cui si prevede quanto segue: “Demeter Italia organizzerà quanto necessario affinché l’Associazione per l’agricoltura biodinamica invii per almeno una prima visita, previo accordo con il titolare dell’azienda, propri tutor”. I quali frutteranno ad ApAB come segue: “Per ciascuna visita di tutoraggio degli esperti dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica l’azienda corrisponderà la somma di € 35,00 + Iva per ciascuna ora d’impegno. I rimborsi per il viaggio dell’esperto saranno costituiti dai titoli di viaggio per i mezzi pubblici o per l’autostrada e/o dal costo chilometrico pari a € 0,40/km. Eventuali spese di albergo del tutor avranno un massimo di rimborso di 70 €/notte e per il vitto potranno essere rimborsati al massimo 15 € a pasto”. Non basta: “Per accedere all’Iter di tutoraggio l’azienda corrisponderà a Demeter: € 120,00 + Iva per apertura della pratica; € 150,00 + Iva come anticipo per fondo spese”. In sostanza, la Demeter in cui siede Carlo Triarico, senza la quale non è possibile ottenere il marchio biodinamico Demeter, obbliga gli affiliati ad acquistare i corsi di tutoraggio di ApAB presieduto da Carlo Triarico, di cui uno dei principali esperti pagati è proprio Carlo Triarico. E’ interessante notare che ApAB vede fra il suo personale docente anche quella Margherita Santoni, studentessa di dottorato a Firenze che ha realizzato la citatissima (da Triarico) review di 147 lavori sulla biodinamica oggetto di un recentissimo convegno degli accademici sostenitori del biodinamico a Firenze, cui dedicheremmo approfondita analisi in altro momento.
Qual è la conclusione? Con un calcolo di minima, se quanto dichiarato nei regolamenti e nei documenti di Demeter è valido, attorno alla biodinamica si muove un business milionario, basato sulla certificazione secondo i dettami di Steiner e sul giro di consulenze/tutoraggi collegato. Ogni volta che Carlo Triarico o altri componenti di questa organizzazione lodano il biodinamico, bisogna considerare che le loro parole, per ogni nuovo associato che riescono a ottenere, fruttano un ricavato diretto, il quale va a pagare la loro opera, senza quindi violare la mancanza di scopo di lucro dichiarata nello statuto di Demeter, anche perché ove necessario transita attraverso ApAB, un organismo che non ha problemi a pagare il proprio personale (una ottantina di docenti, per dare un’idea delle dimensioni). Il tutto, naturalmente, senza che sia possibile operare altro che stime del tipo di quelle illustrate – perché Demeter non ha nessun obbligo di deposito di bilancio, vista la sua natura.
Ora, in queste condizioni, permettete che si abbia perlomeno il sospetto che la promozione di pratiche prive di qualunque base scientifica, spesso reclamizzate con il richiamo di chissà quale convenienza economica, e che richiamano – come da statuto di Demeter in maniera obbligatoria e fondamentale – l’esoterismo steineriano siano fatte in modo improprio? In chiusura, vorrei ricordare solo un ulteriore elemento: l’agricoltura biodinamica è solo un piccolo tassello, anche se ben ingranato, dell’impero multimiliardario dell’antroposofia, fatto di migliaia di strutture societarie interconnesse in una rete mondiale di dimensioni tali da far impallidire le famose multinazionali così spesso accusate di lucro indebito. Pensiamoci, quando ci viene venduta l’immagine del barbuto agricoltore in camicia a quadrettoni, che con la sua vanga e la sua attenzione all’ambiente si appresta a cambiare il mondo.