• 13 Maggio 2024 14:13

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Com’è cambiata in 51 anni la formula delle Atp Finals di tennis

Nov 7, 2021

(AGI) – La formula che rende uniche le Atp Finals in programma a Torino dal 14 al 21 novembre  si è evoluta nel corso dei suoi 51 anni di storia.

I primi due titoli furono assegnati, con la somma dei punti, al vincitore del girone, poi si passò ai Round robin i due gironi che qualificano i quattro semifinalisti. Solo dall’82 all’85 si passò all’eliminazione diretta (prima tabellone a 12 poi a 16): ma il gioco non valeva la candela perché i costi restavano elevatissimi e il numero di partite comunque troppo basso per garantire che i proventi derivanti dai biglietti li compensassero o almeno contribuissero a farlo.

 Anche il calendario ha subito degli scossoni: per anni il Masters si giocò non nell’anno di “appartenenza” ma all’inizio di quello successivo, confondendo un po’ le idee. Il torneo trovò tuttavia la sua definitiva consacrazione a cavallo fra gli anni ’80 e i ’90 quando trovò sede per dodici anni consecutivi al Madison Square Garden di NY, il tempio dello sport mondiale.

Prima e dopo le tappe dorate nella Grande Mela le esigenze di raccolta finanziaria lo hanno portato in giro per il mondo, in campi quasi sempre al coperto, considerando il periodo dell’anno: Parigi, Barcellona, Boston, Melbourne, Stoccolma, Houston, Germania (Francoforte e Hannover, negli in cui a fine stagione si disputava anche la Coppa del Grande Slam patrocinata dalla Federazione internazionale) Lisbona, Sidney, Houston, Shanghai e poi i dodici anni londinesi.

In tutto 16 sedi diverse, fino, adesso e per cinque anni, a Torino. Parte del carisma del torneo è quasi sempre derivato dal fatto che le Finals rappresentavano l’atto finale della stagione. Seguita solo dalla finale di Coppa Davis che però coinvolgeva solo le due nazioni qualificate. Ma dopo la rivoluzione, con l’accordo fra la Federazione Internazionale e il gruppo Kosmos che ne ha comprato i diritti, la Coppa Davis (che per oltre un secolo si è giocata durante l’intero anno),  ha cambiato faccia diventando una sorta di Masters a squadre che si disputa interamente a fine novembre-inizio dicembre (quest’anno in tre sedi fra cui Torino), dopo le ATP Finals. I diversi governi che gestiscono il tennis (le Finals sono materia di Atp, la Davis dell’ ITF, la Federazione Internazionale) continuano la loro competizione più o meno alla luce del sole.

E così le ATP Finals non sono più l’atto conclusivo della stagione. La qual cosa non ne inficia il valore ma forse lo priva di quel senso di celebrazione finale che in tempi più o meno recenti ne ha fatto la fortuna. La storia, però, è destinata a continuare.
 

(AGI) – La formula che rende uniche le Atp Finals in programma a Torino dal 14 al 21 novembre  si è evoluta nel corso dei suoi 51 anni di storia.
I primi due titoli furono assegnati, con la somma dei punti, al vincitore del girone, poi si passò ai Round robin i due gironi che qualificano i quattro semifinalisti. Solo dall’82 all’85 si passò all’eliminazione diretta (prima tabellone a 12 poi a 16): ma il gioco non valeva la candela perché i costi restavano elevatissimi e il numero di partite comunque troppo basso per garantire che i proventi derivanti dai biglietti li compensassero o almeno contribuissero a farlo.
 Anche il calendario ha subito degli scossoni: per anni il Masters si giocò non nell’anno di “appartenenza” ma all’inizio di quello successivo, confondendo un po’ le idee. Il torneo trovò tuttavia la sua definitiva consacrazione a cavallo fra gli anni ’80 e i ’90 quando trovò sede per dodici anni consecutivi al Madison Square Garden di NY, il tempio dello sport mondiale.
Prima e dopo le tappe dorate nella Grande Mela le esigenze di raccolta finanziaria lo hanno portato in giro per il mondo, in campi quasi sempre al coperto, considerando il periodo dell’anno: Parigi, Barcellona, Boston, Melbourne, Stoccolma, Houston, Germania (Francoforte e Hannover, negli in cui a fine stagione si disputava anche la Coppa del Grande Slam patrocinata dalla Federazione internazionale) Lisbona, Sidney, Houston, Shanghai e poi i dodici anni londinesi.
In tutto 16 sedi diverse, fino, adesso e per cinque anni, a Torino. Parte del carisma del torneo è quasi sempre derivato dal fatto che le Finals rappresentavano l’atto finale della stagione. Seguita solo dalla finale di Coppa Davis che però coinvolgeva solo le due nazioni qualificate. Ma dopo la rivoluzione, con l’accordo fra la Federazione Internazionale e il gruppo Kosmos che ne ha comprato i diritti, la Coppa Davis (che per oltre un secolo si è giocata durante l’intero anno),  ha cambiato faccia diventando una sorta di Masters a squadre che si disputa interamente a fine novembre-inizio dicembre (quest’anno in tre sedi fra cui Torino), dopo le ATP Finals. I diversi governi che gestiscono il tennis (le Finals sono materia di Atp, la Davis dell’ ITF, la Federazione Internazionale) continuano la loro competizione più o meno alla luce del sole.
E così le ATP Finals non sono più l’atto conclusivo della stagione. La qual cosa non ne inficia il valore ma forse lo priva di quel senso di celebrazione finale che in tempi più o meno recenti ne ha fatto la fortuna. La storia, però, è destinata a continuare.  

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