• 1 Novembre 2024 1:41

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Cognetti: «La pandemia un’occasione per reinventare il turismo in montagna»

Dic 27, 2020

D’accordo, il tuo è un bel quadretto, da libro delle favole. Ma la realtà è che, senza impianti funzionanti, gli alberghi sono semivuoti. Tanta gente che vive di turismo invernale è ferma: il rischio è quello di un collasso economico. O no?

«Non dirlo a me. Io abito in Val d’Aosta, vicino a Brusson, un posto abbastanza noto, che di solito per le feste si riempie di turisti. Molti miei amici che lavorano negli impianti e negli alberghi sono a casa. Molto preoccupati. Tra l’altro la Valle D’Aosta, a differenza del Piemonte e della Lombardia, non ha turismo interno. Arrivano tutti da altre regioni. Il problema però nasce prima: e nasce dal fatto che in montagna c’è una monocoltura dominante, quella dello sci da pista. Non va bene, bisogna diversificare. Per esempio nessuno impedisce lo sci di fondo. Oppure di muoversi con le ciaspole. Ci sono tanti modi, più economici più naturali, per fare una bella vacanza in montagna. Anche questi mega alberghi non sempre sono una risorsa…».

In che senso?

«Nel senso che hanno costi alti, presuppongono un turismo sempre di massa, da parco dei divertimenti. Ma la montagna è un’altra cosa. In certi casi funzionano meglio strutture più leggere, B&b, agriturismi per non più di quindici persone. È un altro tipo di vacanza, un altro tipo di cultura della montagna. Meno gente assembrata, spazi meno affollati. Un contatto con la natura meno invasivo ma più rilassante. C’è un grosso problema culturale alla base di tutto…».

Culturale? Ma se si chiudono gli impianti, la montagna muore, dicono i gestori delle funivie. Dicono anche che sono loro a tenerla in ordine, a controllare che non ci siano frane o altre minacce…

«Mah, i gestori sono quasi tutti pubblici, quindi questo lavoro lo si fa con i soldi dei contribuenti. Ma io dico un’altra cosa: che viene proposto solo un certo tipo di vacanza in montagna. Invece bisogna diversificare le proposte. Questo è un problema, che può peggiorare anche a causa dei cambiamenti climatici…».

Spiegati meglio…

«Dico una cosa banale: in futuro, e non troppo lontano, molte località sciistiche situate non molto in alto rischiano di chiudere per poca neve. O comunque per il clima più mite. Adesso, non domani, bisogna che si diano da fare per offrire qualcosa di alternativo allo sci da discesa. Bisogna reinventare il turismo invernale. E anche quello estivo. Aggiungo un’altra considerazione: visto che con lo smart working si può lavorare in remoto, chi ha la possibilità si è trasferito con la propria famiglia dalla città verso luoghi più piacevoli. Anche in montagna, magari non troppo in quota. Qualche paese si è ripopolato. Si vedono anche bambini. Per questo dico che nulla è immutabile, anche la montagna può evolvere. Invece si spera sempre che il prossimo inverno porti un sacco di neve. Può succedere, ma poi torniamo al punto di prima. Insomma, bisogna approfittare di questa crisi per ripartire con una nuova rinascita».

Come hai vissuto questo anno di pandemia?

«Abbastanza bene. Facendo lo scrittore, il silenzio e la concentrazione aiutano. Sono andati avanti nel mio prossimo romanzo. È successo anche ad altri scrittori. Certo, mi mancano dei contatti umani, ma pazienza. Ci sono dei tempi da rispettare…».

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close