La notizia ha del clamoroso perché è la prima volta in Italia che si dà corso alla restituzione di importi già pagati per infrazioni al Codice della Strada. Fra le tante anomalie che contraddistinguono le nostre norme stradali, c’è infatti quella che pagare la sanzione equivale a riconoscere il torto, a confessare il delitto e a rinunciare in eterno a fare opposizione, anche se in possesso di validi motivi per farla. Morale, chi paga è perduto. Ma a Savona è accaduto un evento nuovo e rivoluzionario: i sindaci dei comuni confinanti con le strade ove nel luglio scorso erano stati inaugurati sette autovelox, nuovi di zecca, si sono ribellati facendosi interpreti delle vivaci proteste della popolazione. In particolare: segnaletica posizionata molti giorni dopo l’entrata in funzione degli autovelox, limiti di velocità abbassati in modo subdolo, mancata informazione agli automobilisti. In sintesi, migliaia di verbali redatti in pochissimi giorni. Alcuni ne hanno collezionati decine, altri minacciano il suicidio, i sindaci decidono di non approvare il bilancio della Provincia se non vengono annullate tutte le multe in autotutela.
Ne abbiamo parlato due settimane fa nella rubrica “Italia sotto inchiesta” di Emanuela Falcetti, su Radio1, sottolineando come in pochi giorni il buco di bilancio nei conti di Savona era stato miracolosamente colmato, anzi stracolmato . Ne abbiamo poi scritto su Automoto.it e finalmente è accaduto l’impensabile: migliaia di verbali (sono oltre 60.000) annullati in autotutela e, ancor più eccezionale, un decreto-ordinanza recapitato a tutti i sindaci che consente la restituzione delle sanzioni già pagate. Occorre però richiedere l’importo compilando un modulo appositamente predisposto e scaricabile dal sito della Provincia. Il presidente della giunta provinciale, Monica Giuliano, ha dichiarato ieri: «E’ stato firmato il decreto d’annullamento e notificato ai sindaci che dovranno darne massima diffusione Abbiamo anche pubblicato la modulistica sul sito, in modo da facilitare quanti devono chiedere il rimborso. Con l’annullamento di tutte le multe speriamo che questa vicenda sia conclusa».
Noi di Automoto.it speriamo anche che la vicenda sia d’esempio a tutti gli altri casi nei quali la disinvoltura, l’incompetenza, e soprattutto la voglia di fare cassa, utilizzano a tradimento strumenti pensati per la sicurezza stradale e utilizzati invece per tendere trappole.
Certo, se al posto dei sindaci, si fossero mossi semplici cittadini, non avrebbero ottenuto nulla, nessuna multa sarebbe mai tornata indietro, anche di fronte a prove schiaccianti di abuso di potere o di illegittimità. Vale l’esempio dei T-Red di Segrate: 35.000 automobilisti vittime in pochi mesi di un “giallo” quanto mai ridotto e di una posizione delle telecamere al centro dell’incrocio, anziché sulla striscia di arresto. In tal modo, le auto che avevano impegnato l’incrocio col giallo appena scattato si venivano a trovare sotto la telecamera – posizionata 53 metri dopo il semaforo – allo scattare del rosso. E venivano sanzionate senza colpa. Processo durato anni, al quale chi scrive ha partecipato come consulente della parte lesa, ovvero dei multati, mostrando le foto della posizione assurda della telecamera. Ma il Tribunale di Milano, pur avendo sentenziato che i T-Red erano frutto di una truffa, non ha dato importanza alla disposizione della telecamera e non ha accolto i ricorsi, anzi ha condannato gli automobilisti al pagamento delle spese legali.
Forse da oggi cambieranno le cose.