• 25 Aprile 2025 22:15

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Cina risponde agli Usa con i controdazi: Trump infuriato

Apr 8, 2025

La diplomazia vacilla: nel duello commerciale tra Cina e Stati Uniti volano cannonate. E stavolta Pechino ha deciso di tirare fuori l’artiglieria pesante. Dopo che Washington ha annunciato nuovi dazi fino al 34% contro i prodotti cinesi, la Repubblica del Dragone ha replicato colpo su colpo, con misure altrettanto dure. Anzi, forse qualcosa in più.

Scontro a muso duro

I dazi americani, snocciolati con orgoglio dalla tabella del presidente Trump (che accusa la Cina di tassare i prodotti Usa fino al 67%), non sono passati inosservati. E da Pechino è arrivata la risposta in quattro mosse. Misure perentorie, concepite allo scopo di nuocere ai nervi economici e strategici di Washington. La prima? Pan per focaccia: dazi del 34% su tutti i beni importati dagli Stati Uniti a partire dal 10 aprile. Mossa speculare, stessa percentuale. Con un piccolo spiraglio per trattare. Ma non finisce lì.

Minerali rari, blocchi e “liste nere”

Seconda mossa: restrizioni sull’export di terre rare. Parliamo di elementi chiave a fini tecnologici (e nel ramo dell’industria bellica), quali samario, gadolinio e lutezio. Materiali su cui la Cina ha quasi un monopolio e che ora ha deciso di razionare con attenzione chirurgica. Gli Stati Uniti? Ovviamente nel mirino. A partire dal 4 aprile, stop esportazioni libere.

Terza contromossa, ancora più diretta: blocco dell’export di beni a duplice uso (civile e militare) verso 16 aziende americane, tra cui High Point Aerotechnologies e Universal Logistics Holdings. Pechino chiude il rubinetto a chi – secondo loro – sostiene Taiwan. E intanto 11 aziende d’oltreoceano finiscono ufficialmente nella famigerata “black list” a causa della vendita di armi a Taipei. La Cina, lo ricordiamo, considera Taiwan una sua provincia ribelle.

Ultima pedina sullo scacchiere: ricorso formale all’Organizzazione mondiale del commercio. Pechino ha presentato una denuncia ufficiale contro le nuove tariffe Usa, definendole “un atto di bullismo unilaterale”.  Il contraccolpo non si è fatto attendere. Le Borse europee hanno chiuso in rosso, e anche il petrolio ha preso una brutta piega. Il Brent ha toccato i 66,64 dollari a barile, minimo da fine 2021, mentre il Wti è sceso fino a 63,45 dollari.

Dal canto suo, Trump ha liquidato il tutto con una frecciatina glaciale su Truth: “La Cina è andata nel panico. È l’unica cosa che non potevano permettersi”. Tuttavia, qualcuno dissente. Secondo il Wall Street Journal, la guerra commerciale in atto rischia di fare più male che bene, facendo lievitare i costi a carico di aziende e consumatori americani, e indebolire la leadership globale degli States. Mentre gli Usa chiudono i cancelli, la Cina potrebbe sfruttare il caos per avvicinare Giappone, Corea del Sud e addirittura Europa, piazzandosi come nuovo punto di riferimento negli scambi internazionali. Nel mentre, colossi dell’auto come Stellantis sono costretti a prendere le prime sofferte decisioni.

Una nuova mappa del potere?

La tesi perorata dagli esperti è che, anziché una guerra commerciale, sia in procinto di nascere una vera partita a scacchi geopolitica. Dove ogni mossa sui dazi nasconde strategie più profonde. E se Trump spinge sul protezionismo, Pechino risponde con ritorsioni mirate e diplomazia aggressiva. In mezzo, un’Europa ancora incerta, e mercati che ballano sul filo del nervosismo.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close