La transizione green continua a produrre tensioni a livello mondiale. Se da un lato l’imposizione voluta dall’Europa di vietare ai costruttori, a partire dal 2035, di produrre auto elettriche ha creato notevoli malumori tra gli automobilisti – complici i prezzi delle BEV ancora alti e una rete di ricarica ancora sottodimensionata – dall’altro la scelta dell’UE di applicare pesanti dazi sulle vetture prodotte fuori dall’Europa ha provocato una dura reazione da parte di Pechino.
La Cina ricorre al WTO contro i dazi
A partire dal 5 luglio l’Unione Europea ha imposto dei pesanti dazi sull’importazione delle auto elettriche cinesi per cercare di tutelare i costruttori europei decisamente in svantaggio nei confronti dei rivali orientali. I dazi individuali sono stati applicati a tre produttori “campione”: Byd 17.4%, Geely 19.9% e Saic 37.6%. I costruttori che hanno cooperato con l’inchiesta europea ma non fanno parte dei campioni sono soggetti a un dazio medio del 20,8% mentre quelli che non hanno collaborato sono soggetti al dazione del 37,6%.
Questa decisione, arrivata dopo aver compreso in maniera gravemente tardiva che l’industria europea non avrebbe potuto sfidare ad armi pari quella cinese nel campo delle elettriche, ha provocato una risposta negativa da parte dell’ACEA – l’Associazione Europea dei Costruttori – che ha chiesto ufficialmente ai vertici dell’Unione Europa meno barriere e più politiche commerciali ambiziosa e aperte a sostegno della competitività e della prosperità economica.
L’applicazione di questi dazi, però, non ha lasciato indifferente Pechino. La Cina, infatti, ha annunciato di voler ricorrere al WTO – l’Organizzazione Mondiale del Commercio – contro questa misura applicati sui veicoli elettrici importati nel Vecchio continente. La vicenda è stata sottoposta al WTO con la finalità di salvaguardare i diritti e gli interessi di sviluppo di un’industria dei veicoli elettrici che non conosce crisi e che sforna modelli nuovi a velocità insostenibile per i costruttori europei.
Una crisi da risolvere al più presto
In un comunicato affidato a un portavoce dal governo cinese si legge: “La conclusione provvisoria dell’Ue è priva di fondamento giuridico e fattuale. Ha violato gravemente le regole della Wto e ha minato la cooperazione globale per affrontare il cambiamento climatico. Esortiamo l’Ue a correggere immediatamente le sue pratiche sbagliate e a mantenere la stabilità della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Ue, nonché delle catene industriali e di fornitura dei veicoli elettrici”.
Le ire di Pechino, tuttavia, non sembrano scalfire le posizioni dei vertici dell’Unione Europea. Nei giorni scorsi il vicepresidente dell’esecutivo Ue responsabile per il Commercio, Valdis Dombrovskis, nonostante si sia dichiarato favorevole per trovare una soluzione reciprocamente accettabile ha nuovamente evidenziato come debba essere la Cina a modificare l’atteggiamento dato che le sue politiche di mercato stanno falsando il mercato infliggendo un duro colpo all’industria europea.
La vicenda, tuttavia, non sembra si potrà risolvere a breve anche considerando come le due parti si trovino su posizioni decisamente opposte. C’è poi da evidenziare come i timori dell’Unione Europea – tardivi ma ampiamente prevedibili quando si è scelta la strada della transizione green a tutti i costi – sono supportati dai dati di mercato visto che in Cina, infatti, per la prima volta le vendite di auto elettriche hanno toccato la quota del 50,7% e l’export ha toccato il 20%. I costruttori europei sono avvisati.