BOLOGNA – Giulio Regeni due anni dopo. Avrebbe 30 anni ora, compiuti da poco. L’Italia non dimentica, e non lo ha fatto Bologna stasera con una manifestazione partita dalle Due Torri e arrivata in piazza Verdi, aperta dallo striscione portato dal gruppo universitari e del liceo Minghetti di Amnesty International: “Verità per Giulio Regeni”. Poi alle 19.41, in una piazza Verdi piena, le candele si sono alzate al cielo: luce nell’orario in cui il ricercatore è stato visto per l’ultima volta al Cairo il 25 gennaio del 2016. Il 3 febbraio il suo corpo è stato ritrovato alla periferia della capitale egiziana, lungo la strada per Alessandria. Poi sono arrivati i risultati dell’autopsia: fu torturato prima di essere assassinato. A scandire le tappe di una vicenda che ancora reclama verità e giustizia è l’attore Emmanuele Landi. Applausi. Il sindacato dei giornalisti dell’Emilia Romagna promette: “Non permetteremo che si spengano i riflettori su questa vicenda”.
Sono in tanti a pensarlo, sono lì per quello, coi braccialetti gialli al polso, pronti a firmare l’appello di Amnesty che dice, con la responsabile di Bologna Franca Menneas: “In questo secondo anniversario di lutto e di domande che la famiglia Regeni continua a fare senza ottenere risposte, è fondamentale non consegnare Giulio Regeni alla memoria e alla commemorazione. Ma continuare a batterci fino a quando ci sarà una verità giudiziaria che coincida con quella storica, che attesti quel “delitto di Stato”, ne accerti le responsabilità individuali e le collochi lungo una precisa catena di comando”.
La piazza s’illumina, forse nemmeno gli attivisti per i diritti umani si aspettavano tanta partecipazione: “L’onda gialla è arrivata”, sospirano. E non si fermerà a giudicare dalle tante facce giovani di studenti e universitari. Non ci sono autorità, nemmeno quelle accademiche che hanno da poco deliberato una borsa di dottorato
intitolata a Giulio Regeni. Ci sono i consiglieri comunali Pd Andrea Colombo e Francesco Errani.“Abbiamo portato 120 candele, non bastano”, osserva Chiara Panichi, 21 anni, iscritta a Giurisprudenza, voce di Amnesty. “Ancora oggi provo commozione perché sono una studentessa universitaria e come Giulio voglio andare a fare ricerca all’estero. Mi emoziona questa mobilitazione umana fortissima. Non ci fermeremo”.