Non molla, porta avanti convintamente l’intenzione di una task force per gestire i progetti del Recovery Fund. Ma a stretto giro sarà costretto a scontrarsi con il muro tirato su da Italia Viva. La strategia di Giuseppe Conte va in una direzione ben precisa: affidarsi ai supermanager e ai loro relativi staff per la supervisione tecnica dell’attuazione dei piani. Da qui sono nate le infinite polemiche dei renziani, che rimproverano al premier la volontà di sostituire i ministri con un esercito di tecnici: “Abbiamo impedito i pienipoteri a Salvini non per consegnarli nelle mani di Conte, a cui comunque è stata data la più grande libertà di azione mai vista in democrazia“. Costituire una sorta di struttura parallela al governo – di cui il Parlamento non sa nulla – viene visto come un tentativo “per esautorare il Paese nella costruzione del suo futuro“.
Vi abbiamo parlato del Consiglio dei ministri, in programma ieri sera, che sarebbe stato rimandato su richiesta esplicita di Dario Franceschini: il capodelegazione del Partito democratico temeva un voto contrario di Italia Viva e quindi avrebbe preferito salvaguardare uno stato di parziale serenità del presidente del Consiglio in occasione del suo viaggio europeo. Dal Nazareno, alla luce dei recenti scontri che hanno creato subbuglio nella maggioranza, continuano a fare di tutto per salvare l’esecutivo ma iniziano a interrogarsi su quelle che potrebbero essere le prossime mosse di Matteo Renzi. Che ieri al Senato ha bacchettato duramente Conte.
Così si arriverà alla crisi
I primi mesi del 2021 decideranno le sorti dell’avvocato. Così come è stato fatto sul Mes, probabilmente si riuscirà a trovare una quadra comune anche sulla cabina di regia per il Recovery Fund. Ma questo non significa che l’ombra della crisi finirà nel dimenticatoio. Anzi, sarà solamente il punto che darà vita alle successive scintille che potrebbero portare al crollo definitivo dei giallorossi. “Comunque non se ne parla prima di metà gennaio“, dicono dai piani alti. Autorevolissime indiscrezioni parlamentari prevedono che a fine dicembre, ovvero al termine della sessione di Bilancio, il leader di Italia Viva chiederà una una verifica di governo.
E questo eviterà a Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio di metterci la faccia in prima persona. Sì, perché anche loro non gradiscono il Conte che scarica i problemi sulle spalle dei partiti. Non a caso in molti pensano che l’ex dem stia semplicemente denunciando ciò che gli altri due leader non hanno il coraggio di dire. Il malcontento nei confronti di Palazzo Chigi non accenna a diminuire e con il passare dei giorni si fa sempre più significativo. Le accuse unanimi riguardano la sua tendenza a fare sempre troppo da solo. Tanto che – come scrive Marco Antonellis su Italia Oggi – un parlamentare di peso del Pd ha avvertito il premier: “Alla fine chi fa sempre troppo il furbo, trova qualcuno più furbo di lui. È matematico“.
Conte all’angolo
Renzi non intende mollare: vuole far valere la sua parola anche nei prossimi Cdm. “Io speriamo che me la cavo“, va ripetendo il presidente del Consiglio che si vede attaccato. Dopo aver incassato dal Parlamento il via libera sulla risoluzione di maggioranza, Conte andrà a Bruxelles senza il via libera al piano di spesa del Recovery Fund. Il Consiglio dei ministri di ieri sera è stato scongiurato ma presto si tornerà a fare i conti con circostanze esplosive: Graziano Delrio, capogruppo del Partito democratico alla Camera, ha chiesto con urgenza di elaborare “un documento di aggiornamento” da inviare al Parlamento e su cui confrontarsi con le Regioni e le parti sociali.
I dem fanno sponda al pressing di Italia Viva ricordando “i tanti nodi” ancora da sciogliere e invitando il premier a prendere in mano la situazione prima che degeneri. Pure il Pd – si legge su Il Messaggero – ritiene necessaria una riunione con tutti i leader della maggioranza per verificare la possibilità di andare avanti così o se occorre un rimpasto per cambiare qualche ministro. Addirittura si potrebbe discutere di un coinvolgimento degli stessi leader – nei ruoli di vicepremier – che possano affiancare il presidente del Consiglio. I temi sul tavolo sono cruciali: attivazione del Mes sanitario, Autostrade, legge elettorale e riforme costituzionali. Tuttavia fonti di Palazzo Chigi smentiscono: “Conte non ha mai detto che in sostanza è disposto a trattare aprendo anche al rimpasto“.
Conte è finito all’angolo soprattutto perché l’impressione è che abbia ormai accantonato le funzioni del Parlamento. E di conseguenza il peso di Italia Viva sia alla Camera sia al Senato. Tutto ciò a forza di Dpcm e voti di fiducia. Lo stesso avvocato ha preso coscienza del fatto che Renzi lo attacca non solo sulla task force chiamata a gestire i 209 miliardi del Recovery Fund, ma soprattutto sul metodo “che accentra e non decide“.