AGI – Carlos Tavares, 66 anni, portoghese ma francese di adozione, è un pilota provetto, ama le auto da corsa e dicono che sappia riconoscere il modello di una vettura dal rumore che fa il motore. Guadagnava 7,6 milioni di euro l’anno, ma veste sobrio, perfino dimesso, indossando, anche d’inverno, camice a maniche corte sotto la giacca.
Riservato, magrissimo, Tavares è cresciuto in Renault, all’ombra di Carlos Ghosn, col quale ha lavorato in Giappone, alla Nissan. Nel 2014, sbarca in Psa Peugeot, diventa amministratore delegato e salva l’azienda dalla bancarotta, riportando i conti in nero, tanto da centrare nel 2018 uno spettacolare +47% degli utili a quasi 3 miliardi di euro.
Una dura ristrutturazione per il gruppo francese
Dietro questi risultati c’è il suo carattere preciso, puntiglioso, ma soprattutto una spiccata propensione al dimagrimento, non solo il suo, ma anche quello dell’azienda. In Psa, il manager portoghese procede a degli spietati tagli dei costi, a una riduzione dei volumi produttivi e a un restyling dei modelli.
Tavares decide anche il trasloco del quartier generale dal centro di Parigi a 15 chilometri dalla capitale, in una sede più moderna ed economica. Poi vende ai cinesi la squadra di calcio del Socheaux, che gioca nella città-fabbrica dove la famiglia Peugeot aveva creato i suoi primi insediamenti industriali. Favorisce anche l’ingresso dei cinesi di Dongfeng come soci, con una quota intorno al 12%, pari a quella della famiglia Peugeot e a quella dello Stato francese.
Insomma, Tavares svecchia, ristruttura, riorganizza e taglia costi, posti di lavoro e radici storiche.
“Pensa solo ai profitti, non gli interessa nient’altro” dice di lui Jean Louis Mercier, il capo della Cgt, l’unico sindacato francese ad essersi apertamente schierato contro la fusione con Fca.
In Germania Tavares sponsorizza l’integrazione con Opel, due anni fa, dove procede al taglio di un terzo degli addetti. Si consolida così la sua fama di tagliatore di teste. Il portoghese è un duro ma è anche un innovatore. Era contrario all’elettrico nell’auto, ma poi si è ricreduto e ha varato in tempi da record le versioni elettrica e ibrida di Psa. Dagli Elkann era stato chiamato a seguire la fusione Fca-Psa e al Lingotto tutti hanno sperato potesse essere l’erede di Sergio Marchionne, almeno fino a stasera.