• 20 Aprile 2024 4:53

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Che succede in America se una partita tanto attesa salta per il maltempo

Lug 21, 2021

AGI – Stare allo stadio quattro, cinque ore, in attesa di una partita che alla fine non si giocherà, a causa del pericolo fulmini. E andare via senza lamentarsi, senza alzare cori di protesta. È quello che è successo a Harrison, New Jersey, pochi chilometri da Manhattan, per la partita del campionato professionistico Mls, la Serie A americana, tra i Red Bulls di New York e l’Inter Miami, dove gioca l’ex attaccante di Napoli e Juve Gonzalo Higuain.

La gara era in programma alle 19. Alle 18 lo stadio era già pieno, soprattutto nel primo anello, quando è arrivato l’avviso dello slittamento dell’orario. Motivo? Il probabile avvicinarsi di un temporale. Nell’America tecnologica e dei mega impianti, gli uragani non spaventano, ma i fulmini sì, e possono paralizzare lo sport, almeno il calcio.

Perché mentre a qualche chilometro di distanza gli Yankees di baseball hanno giocato, regolarmente, contro i Red Sox di Boston, nell’arena dei Red Bulls è stato sospeso tutto, per la prima volta dopo anni. Ma ciò che potrebbe sorprendere un visitatore europeo, e italiano in particolare, è stata la reazione del pubblico: l’inizio della gara era slittato prima di mezz’ora, poi di un’ora. Avevano annunciato le formazioni, la cantante aveva eseguito l’inno americano. Poi, sul più bello, è comparso sui maxi schermi, in inglese e spagnolo, l’invito a lasciare in fretta gli spalti, per l’arrivo di fulmini. Stop.

Un’ora e mezzo, due, due ore e mezza, tre, tre e mezza, fino a quando alla fine la partita non è stata rinviata in modo definitivo. Fulmini? Pochi e lontani. E il pubblico? Ha accolto il cambiamento di programma con serenità, continuando a occupare le parti interne dell’impianto, al riparo dalla pioggia, ballando al ritmo di musica latina, facendo shopping nello store del club, consumando hamburger, patatine e birra. Alle undici di sera, quattro ore dopo l’inizio programmato, migliaia di tifosi hanno lasciato lo stadio. Molti hanno raggiunto la vicina stazione della metro, per tornare a New York. Bagnati di pioggia, con un biglietto rimborsabile, e forse un orsacchiotto in ricordo della partita che non c’è stata. 

AGI – Stare allo stadio quattro, cinque ore, in attesa di una partita che alla fine non si giocherà, a causa del pericolo fulmini. E andare via senza lamentarsi, senza alzare cori di protesta. È quello che è successo a Harrison, New Jersey, pochi chilometri da Manhattan, per la partita del campionato professionistico Mls, la Serie A americana, tra i Red Bulls di New York e l’Inter Miami, dove gioca l’ex attaccante di Napoli e Juve Gonzalo Higuain.
La gara era in programma alle 19. Alle 18 lo stadio era già pieno, soprattutto nel primo anello, quando è arrivato l’avviso dello slittamento dell’orario. Motivo? Il probabile avvicinarsi di un temporale. Nell’America tecnologica e dei mega impianti, gli uragani non spaventano, ma i fulmini sì, e possono paralizzare lo sport, almeno il calcio.
Perché mentre a qualche chilometro di distanza gli Yankees di baseball hanno giocato, regolarmente, contro i Red Sox di Boston, nell’arena dei Red Bulls è stato sospeso tutto, per la prima volta dopo anni. Ma ciò che potrebbe sorprendere un visitatore europeo, e italiano in particolare, è stata la reazione del pubblico: l’inizio della gara era slittato prima di mezz’ora, poi di un’ora. Avevano annunciato le formazioni, la cantante aveva eseguito l’inno americano. Poi, sul più bello, è comparso sui maxi schermi, in inglese e spagnolo, l’invito a lasciare in fretta gli spalti, per l’arrivo di fulmini. Stop.
Un’ora e mezzo, due, due ore e mezza, tre, tre e mezza, fino a quando alla fine la partita non è stata rinviata in modo definitivo. Fulmini? Pochi e lontani. E il pubblico? Ha accolto il cambiamento di programma con serenità, continuando a occupare le parti interne dell’impianto, al riparo dalla pioggia, ballando al ritmo di musica latina, facendo shopping nello store del club, consumando hamburger, patatine e birra. Alle undici di sera, quattro ore dopo l’inizio programmato, migliaia di tifosi hanno lasciato lo stadio. Molti hanno raggiunto la vicina stazione della metro, per tornare a New York. Bagnati di pioggia, con un biglietto rimborsabile, e forse un orsacchiotto in ricordo della partita che non c’è stata. 

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