Il caso della morte della 25enne ivoriana nel Cpa (centro di prima accoglienza) di Cona, in provincia di Venezia, riporta subito l’urgenza di attuare il piano Anci di distribuzione dei migranti. Definito gi da sei mesi, un programma destinato a ridimensionare le concentrazioni di stranieri nei Comuni e nei centri di ospitalit ingolfati oltremisura.
Strutture a volte abnormi – in quello di Cona ci sono un migliaio di presenze – con rischi moltiplicati di rivolte, inefficienze e criticit. Il caso di Mineo in provincia di Catania, arrivato a oltre 3.500 presenze oggi ridotte a quasi la met, dove le proteste erano numerose, resta emblematico. Anche per i suoi risvolti politico-giudiziari.
Oggi tutto il sistema di accoglienza ha raggiunto cifre record mai viste prima. Ospita, infatti, oltre 200mila stranieri: 175.485 adulti, secondo i dati del Viminale aggiornati al 30 dicembre scorso, pi 24.929 “minori non accompagnati”.
Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, proprio nei giorni del suo insediamento ha confermato la necessit di dare corso al pi presto al piano dell’associazione nazionale Comuni d’Italia – gi approntato dal suo predecessore, Angelino Alfano – per ripartire gli immigrati in una platea di centri urbani molto pi ampia degli attuali 2mila600 municipi gi impegnati.
I nuovi comuni partecipano su base volontaria e un rischio politico sul piano Anci c’: i malumori di diversi sindaci, anche Pd, non mancano. Ma l’alternativa un sistema sempre al limite. Dove pu anche scatenarsi in un attimo una tragedia. Come accaduto questa notte a Cona.
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