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Caso Regeni, incontro pm Italia-Egitto: «Impegno comune per la verità»

Set 9, 2016

Si concluso nel pomeriggio a Roma il terzo vertice tra magistrati egiziani e italiani che indagano sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore trovato senza vita sulla strada tra il Cairo ed Alessandria il 3 febbraio scorso, con evidenti segni di tortura. A differenza dei due precedenti incontri di maggio e aprile, conclusi con un nulla di fatto, questa volta si respirato un clima di maggiore collaborazione. Non a caso al termine dell’incontro arrivata una nota congiunta del procuratore generale dell’Egitto, Nabeel Sadek, e del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone (che per due giorni si sono incontrati alla scuola di polizia in via Guido Reni per fare il punto sulle indagini) nella quale si parla di rinnovato impegno da parte dei due uffici a proseguire nello scambio di atti e informazioni al fine di pervenire all’obiettivo comune e cio accertare la verit sulla morte di Giulio Regeni.

I passi avanti

Nella nota si parla apertamente di proficuo confronto sugli elementi sin qui raccolti dai due uffici. Non solo i magistrati egiziani hanno consegnato il traffico delle celle che coprono l’area della zona della scomparsa e del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, considerato fondamentale dagli inquirenti romani. Ma hanno ammesso che la polizia egiziana indag per tre giorni su Regeni. E si sono impegnati a recuperare i video di sorveglianza delle metropolitane utilizzate da Giulio Regeni il giorno della sua scomparsa al Cairo il 25 gennaio. Non solo. Il procuratore generale dell’Egitto, Nabeel Sadek, ha espresso la sua disponibilit ad incontrare i genitori per manifestare anche a loro l’impegno e la volont di giungere alla scoperta e alla punizione dei colpevoli di un cos grave delitto.

Da pm Egitto ampia relazione su celle telefoniche

Il Procuratore generale – prosegue la nota – ha illustrato e consegnato l’ampia, completa e approfondita relazione sull’esame del traffico delle celle che coprono l’area della zona della scomparsa e del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni. Presso la Procura egiziana, ha riferito la delegazione, sono pertanto in corso tutti i necessari approfondimenti investigativi sui soggetti le cui utenze risultano presenti in ambedue le aree. Il traffico delle celle telefoniche viene considerato fondamentale dagli inquirenti romani per chiarire chi si trovasse nell’area in cui e’ scomparso Regeni.

Polizia egiziana indag per 3 giorni su Giulio

Importante l’ammissione del fatto che la polizia egiziana indag su Regeni. Nella nota congiunta si afferma infatti che il Procuratore generale d’Egitto ha riferito di aver accertato che la Polizia del Cairo, in data 7 gennaio 2016, ha ricevuto dal Capo del sindacato indipendente dei rivenditori ambulanti un esposto su Giulio Regeni a seguito del quale la Polizia ha eseguito accertamenti sull’attivit dello stesso. All’esito delle verifiche durate tre giorni, per, non stata riscontrata alcuna attivit di interesse per la sicurezza nazionale e, quindi, sono cessati gli accertamenti.

Impegno comune per recupero video metropolitana

Viene poi comunicato l’impegno per il recupero dei video di sorveglianza delle metropolitane utilizzate da Giulio Regeni nel giorno della scomparsa. Vi il comune impegno – si legge ancora nel comunicato congiunto – a superare gli ostacoli tecnici che sinora hanno impedito di completare l’accertamento al fine di poter acquisire alle indagini anche gli eventuali elementi di prova contenuti nei video del sistema di sorveglianza della metropolitana del Cairo.

Deboli elementi su banda rapinatori ma prosegue indagine

Non solo. Sulle indagini relative ai fatti del 24 marzo 2016 e al ritrovamento dei documenti di Giulio Regeni in casa di uno dei parenti del capo di una banda criminale (una pista guardata con estremo scetticismo dagli investigatori italiani) la Procura Generale d’Egitto ha ammesso di ritenere che allo stato delle indagini vi siano solo deboli indizi di un collegamento tra i cinque componenti la banda poi uccisi e il sequestro e l’uccisione di Regeni, pur manifestando l’intenzione di proseguire l’indagine.

Le torture inflitte

Sembra insomma prevalsa la consapevolezza che un nuovo fallimento potrebbe rappresentare la pietra tombale alle speranze di trovare i colpevoli dell’assassinio di Regeni. Assassini che si sono accaniti sul corpo del giovane ricercatore, torturandolo al punto da utilizzare il corpo, in base a quanto emerge dalla autopsia citata oggi da alcuni quotidiani, “come sorta di lavagna” con incisioni e ferite raccapriccianti.

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