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Caso Cucchi, sospesi dal servizio i tre carabinieri accusati di omicidio

Feb 24, 2017

I tre carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi nell’ottobre 2009, per i quali la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio preterintenzionale, sono stati sospesi dal servizio. Altri due militari dell’Arma sono imputati di calunnia e falso, reati che per non prevedono, in questa fase, tale sanzione disciplinare. I tre militari sospesi, con stipendio dimezzato, sono i carabinieri scelti Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro e il vicebrigadiere Francesco Tedesco: la sospensione stata disposta a titolo precauzionale, dopo la richiesta di rinvio a giudizio, dal Comando generale dell’Arma per i primi due, mentre per il graduato stata decisa dal Ministero della Difesa, sempre su richiesta del Comando generale.

Sospesi dal servizio tre cc accusati di omicidio

I tre sono i militari che il 15 ottobre 2009 arrestarono Stefano Cucchi per detenzione di droga. Secondo l’accusa sarebbero i responsabili del pestaggio che il giovane avrebbe subito e che ne determin la morte, una settimana dopo, nell’ospedale ‘Sandro Pertini’ di Roma. Per altri due carabinieri, Roberto Mandolini e Vincenzo Nicolardi, stato chiesto il rinvio a giudizio per calunnia (il primo anche per falso).

Chiesto processo per cinque carabinieri

Il reato di omicidio preterintenzionale stato configurato dal procuratore Giuseppe Pignatone ed dal sostituto Giovanni Musar.

Secondo gli inquirenti schiaffi, pugni e calci procurarono a Stefano lesioni che durante la degenza presso l’ospedale Sandro Pertini subiva un notevole calo ponderale anche perch non si alimentava correttamente a causa e in ragione del trauma subito. Tutto ci ne determin la morte. In particolare – scrivono i pm nell’avviso di chiusura indagine – la frattura scomposta della vertebra S4 e la conseguente lesione delle radici posteriori del nervo sacrale determinavano l’insorgenza di una vescica neurogenica e una difficolt nell’urinare. Una quadro clinico che accentuava, per l’accusa, la bradicardia giunzionale con conseguente aritmia mortale. Nessun riferimento, dunque, all’epilessia, indicata in una precedente perizia come probabile causa del decesso.

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