ROMA – L’ex ministro dello Sport e sottosegretario alla presidenza del consiglio, Luca Lotti, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di favoreggiamento per la vicenda Consip. Insieme all’ex fedelissimo di Matteo Renzi, il gup Clementina Forleo ha deciso che debbano andare a processo anche l’ex comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette, il generale Emanuele Saltalamacchia, già comandante della Legione Toscana.
A quest’ultimo, il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi contestano il favoreggiamento, mentre l’ex numero uno della Benemerita è accusato anche di rivelazione del segreto d’ufficio: avrebbe avvertito l’ex ad di Consip Luigi Marroni dell’esistenza di un’indagine sui vertici della società. Infine, processo anche per Filippo Vannoni, ex presidente di Publiacqua, società partecipata del Comune di Firenze, accusato di favoreggiamento per aver rivelato l’esistenza dell’indagine a Marroni, e per l’imprenditore Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi, che risponderà di millantato credito per essersi fatto promettere da Romeo soldi in cambio della “mediazione” nell’aggiudicazione degli appalti, spendendo anche il nome del padre dell’ex premier.
Prosciolti l’ex vice comandante del Noe, colonnello Alessandro Sessa e l’ex capitano Gianpaolo Scafarto.
In questo fascicolo era indagato (traffico di influenze) anche Tiziano Renzi, padre dell’ex premier. I pm ne hanno chiesto l’archiviazione: il giudice deciderà il 14 ottobre. Per tutti i rinviati a giudizio, il processo inizierà il 15 gennaio.
Sul caso interviene con una lunga dichiarazione l’ex ministro Luca Lotti: “La mattina del 23 dicembre 2016 ho letto la prima pagina del fatto quotidiano: il titolo d’apertura era “indagato lotti”. È Così che ho scoperto di essere indagato, leggendo un giornale”.
“Non ho mai ricevuto l’avviso di garanzia- spiega lotti- perchè chiesi immediatamente di essere ascoltato dagli inquirenti. Da quella mattina sono passati oltre mille giorni: 1014 per l’esattezza. In questo lungo periodo il mio nome legato all’inchiesta consip è stato tirato in ballo in oltre 2600 articoli sui giornali italiani (cui vanno aggiunti migliaia di lanci d’agenzie di stampa e un numero incalcolabile di servizi televisivi). Sempre nello stesso periodo io ho rilasciato solo tre dichiarazioni, per confermare la mia innocenza e la mia fiducia nella giustizia: da un punto di vista della comunicazione è come tentare di fermare uno tsunami con l’ombrello. Ma da parte mia, sia chiaro, non c’è rabbia o rancore per nessuno, neanche verso chi si è divertito a sbattere “il mostro in prima pagina” senza assumersi nessuna responsabilità”.
L’ex ministro conclude: “Oggi, 3 ottobre 2019, il giudice per le udienze preliminari ha deciso che dovrà esserci un processo per accertare definitivamente la verità dei fatti. Il reato di cui devo rispondere è favoreggiamento di un “non indagato”. Come ho fatto finora, affronterò tutto questo a testa alta. Ero e resto convinto che i processi si fanno nelle aule dei tribunali e non sui giornali. Dimostrerò in quelle sedi la mia innocenza”.