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Carige, arriva l’ombrello pubblico e la possibile nazionalizzazione

Gen 7, 2019

MILANO – Carige, il governo concede la garanzia pubblica nel caso di emissione di nuove obbligazioni e apre alla possibile nazionalizzazione. Lo ha deciso il consiglio dei ministri che è stato chiamato a una riunione d’emergenza per approvare misure in favore dell’istituto ligure.

Il governo ha approvato un decreto in cui si prevede la possibilità per Carige “di accedere a forme di sostegno pubblico della liquidità che consistono nella concessione da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze della garanzia dello Stato su passività di nuova emissione ovvero su finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia”. E’ una delle misure approvate con un decreto per la tutela del risparmi, misure prese, come si legge nel testo del provvedimento, “in stretto raccordo con le Istituzioni Comunitarie, tali garanzie saranno concesse nel pieno rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato”.

Allo stesso tempo, “In considerazione degli esiti del recente esercizio di stress cui la banca è stata sottoposta, viene prevista la possibilità per Carige di accedere – attraverso una richiesta specifica – a una ricapitalizzazione pubblica a scopo precauzionale”. Una possibilità – estrema – presa in considerazione per “preservare il rispetto di tutti gli indici di patrimonializzazione anche in scenari ipotetici di particolare severità e altamente improbabili (cosiddetti scenari avversi dello stress test)”.

Cosa significa, al di là dei tecnicismi? In pratica, dopo l’intervento dell’Europa preoccupata per la solidità della banca a causa del mancato aumento di capitale prima di Natale, il governo è corso ai ripari per dare assicurazioni al mercato e agli investitori. Come? Con un doppio intervento. Uno è già certo: le prossime operazioni a sostegno del patrimonio di Carige avranno l’ombrello pubblico, sotto forma di una garanzia sulle nuove emissioni. Ma se non dovesse bastare, il Governo è pronto anche a un intervento diretto: nel caso in cui i commissari straordinari di Carige lo chiedessero, lo Stato potrebbe entrare direttamente nell’azionariato. Così come è già accaduto per Mps, con l’intervento del ministero dell’Economia.

Ma, è bene sottolinearlo, si tratta di una estrema ratio: il fatto di avere una garanzia statale è un’arma in più in mano ai commissari per tentare una nuova soluzione di mercato. In pratica, per trovare un nuovo acquirente o un socio di controllo: non per nulla nel comunicato a conclusione del consiglio dei ministri si parla di provvedimento in favore di “un’operazione di aggregazione che consenta il rilancio della banca, a beneficio della clientela”. Ma nel caso non dovesse funzionare nemmeno questa volta, si aprirà il paracadute. Con i soldi pubblici.

Un intervento che Palazzo Chigi si risparmierebbe volentieri. “Il governo – ha dichiarato il premier Giuseppe Conte dopo il via libera al decreto – ha approvato un decreto legge che interviene a offrire le più ampie garanzie di tutela dei diritti e degli interessi dei risparmiatori della banca carige, in modo da consentire all’amministrazione straordinaria di recente insediata di perseguire in piena sicurezza il processo di consolidamento patrimoniale e di rilancio delle attività dell’impresa bancaria”.

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