• 24 Novembre 2024 2:27

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Carceri, nasce il gruppo antisommossa su modello Eris francese

Mag 30, 2024

AGI – Un gruppo antisommossa altamente specializzato pronto a raggiungere entro un’ora dall’allarme qualsiasi carcere italiano. Questo sarà il GIO, il Gruppo d’Intervento Operativo che verrà istituito all’interno della polizia penitenziaria, e composto da un gruppo di professionisti addestrato all’intervento tempestivo e in grado di scongiurare le scene viste negli istituti penitenziari con le rivolte del 2020 quando in piena pandemia la rabbia dei detenuti ha causato evasioni di massa, morti e feriti.

Il nuovo gruppo di pronto intervento è stato presentato questa mattina al ministero della Giustizia, dal sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove, dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, e dal Vice Capo del Dap, Lina Di Domenico.

 

I primi concorsi per l’arruolamento nel GIO partiranno a luglio, si tratta però di un concorso di secondo livello rivolto agli appartenenti alla polizia penitenziaria, e per diventare operativo entro la fine dell’anno con un organico a pieno regime di 270 unità. Il GIO si ispira al gruppo antisommossa delle carceri francesi Eris, istituito oltralpe 20 anni fa e che ha registrato una riduzione del 90% delle criticità negli istituti di pena. Il GIO è affidato alla direzione del primo dirigente della Polizia Penitenziaria, Linda De Maio, e avrà la sede centrale presso il Dap e sarà suddivisa in Gruppi di intervento regionali, GIR, dislocati in tutta Italia.

“È un gruppo specializzato della polizia penitenziaria equipaggiato in maniera particolare – ha spiegato il sottosegretario Delmastro – che interverrà in tutti gli istituti penitenziari entro un’ora in caso di un’emergenza non diversamente fronteggiabile. Uomini e le donne della polizia penitenziaria non sono più soli, i detenuti non violenti non sono più soli. Garantiremo il ripristino immediato di ordine, sicurezza e legalità negli istituti quello che è tragicamente mancato nel marzo del 2020 quando la criminalità organizzato ha approfittato della pandemia per eterodirigere rivolte violentissime nei nostri istituti”.

 

Davanti ad una ‘criticità’ in carcere sarà il direttore dell’istituto a valutare se non è più fronteggiabile con le forze interne e quindi richiedere l’intervento del GIO al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che dal quel momento assume la responsabilità del comando operativo fino al termine dell’episodio critico. Dopo il primo allarme si deciderà se l’intervento sarà affrontabile solo dal GIR locale o far arrivare anche gli agenti del GIO centrale.

Il gruppo operativo sarà addestrato con particolare attenzione rivolta alla capacità di mediazione. Per l’attività di addestramento ci sarà uno scambio informativo con l’Eris francese, e anche con una parte formativa affidata ad agenzie dell’Onu. Ogni agente, inoltre, sarà dotato di una bodycam che certificherà ogni suo movimento a garanzia del corretto uso delle tecniche operative.

Il capo del Dap Giovanni Russo ha spiegato che il personale del GIO si occuperà quotidianamente di auto-addestramento e addestramento degli altri agenti della penitenziaria. “Noi vogliamo portare questa logica del metodo globale di auto difesa che parte dalla negoziazione – ha aggiunto il responsabile del DAP – e dell’individuazione di momenti di dialogo primo di ogni intervento con l’uso graduale della forza, in tutti gli istituti penitenziari”.

“Abbiamo, inoltre, negli ultimi mesi realizzato le linee guida operative per l’ingaggio nei rapporti difronte a eventi critici. Frutto dell’esperienza del personale della polizia penitenziaria. Sono le regole di comportamento davanti agli eventi critici – ha proseguito Giovanni Russo – quello che avvenne nel 2020 con i disordini, sia l’autorità giudiziaria che le commissioni che si sono interrogate sui quello che avvenne hanno sottolineato una sostanziale impreparazione della polizia penitenziaria a fronteggiare quegli eventi.

Noi oggi portiamo c questo doppio colpo, l’individuazione delle regole di ingaggio e l’individuazione di un reparto specializzato che fa non della forza ma della capacità di deterrenza e mediazione la sua arma principale”. “Le criticità nascono da molteplici fattori – ha aggiunto Delmastro – il primo dei fattori è indubbiamente il sovraffollamento carcerario, non è però certamente colpa mia se ho trovato 155 milioni fermi da anni per l’edilizia penitenziaria che ho sbloccato e che unitamente ai fondi del Pnrr fanno circa 240 milioni che garantiranno di recuperare 7mila posti detentivi rispetto ai 10mila che mancano attualmente”.

“La scommessa è dunque quella di agire su più fronti: aumento dell’organico della polizia penitenziaria,- ha concluso il sottosegretario alla Giustizia – dotazioni degne di una forza di polizia, GIO per garantire ordine e sicurezza e andare in supporto e un piano di edilizia penitenziaria. Uniti al piano di recidiva zero, potranno garantire condizione di vita migliore anche per i detenuti”.

 

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