AGI – Quaranta lavoratori vittime di sfruttamento in agricoltura (14 provenienti dal Gambia, 4 dal Senegal, 1 dal Ghana, 3 dalla Macedonia, 3 dalla Tunisia, 1 dal Pakistan, 1 dalla Nigeria, 1 dalla Guinea, 4 dall’Egitto, 2 dall’Albania, 3 dal Marocco, 1 dal Gabon, 2 dal Bangladesh): per 30 di loro, ricorrendone le condizioni, è stato chiesto ed ottenuto il nulla osta al rilascio del permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo. I Carabinieri del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Cuneo e dei Comandi Provinciali dei Carabinieri di Cuneo e Bolzano, hanno eseguito una ordinanza di misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale o imprenditoriale – e un’altra relativa al sequestro preventivo di 11 veicoli – emesse dal gip del Tribunale di Asti su richiesta della procura della Repubblica del medesimo centro nei confronti di 9 persone (4 macedoni, 4 albanesi e 1 tunisino) responsabili di caporalato e di aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori non in regola con il soggiorno in Italia. Una parte dei lavoratori sfruttata è stata inoltre presa in carico da O.I.M. 7(Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) che li ha trasferiti e inseriti in progetti SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) in altre localitàa’ italiane lontane da Alba, luogo dello sfruttamento, per l’inserimento lavorativo in diverse realtà imprenditoriali. Tra questi vi erano anche quelli che avevano trovato riparo in accampamenti di fortuna lungo il fiume Tanaro.
Le indagini, avviate nel mese di aprile 2023 a seguito di attivita’ ispettiva condotte dall’Arma territoriale di Cuneo, ispettori ITL e con il concorso di mediatori culturali dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), ha permesso di individuare un quadro diffuso di sfruttamento lavorativo in tutta la zona di Alba (CN) e territori limitrofi (zona delle “Langhe”) a forte vocazione vitivinicola, a danno di cittadini extracomunitari in stato di bisogno reclutati sulle piazze e prelevati con pulmini o autovetture da parte di datori di lavoro contoterzisti. Ricostruita dai militari la rete dello sfruttamento: da un luogo di concentramento dei lavoratori, gli stessi venivano prelevati e trasportati a cura dei caporali, titolari di aziende agricole di lavoro conto terzi, per l’impiego in condizioni di sfruttamento in aziende agricole operanti nei vigneti delle province di Cuneo, Asti e Alessandria.