AGI – Sapienza tattica, duttilità, attenzione alle relazioni umane: per Sandro Campagna è in questo mix il segreto del successo degli allenatori italiani all’estero, diventati ormai un marchio di qualità negli sport di squadra. “La nostra italianità e latinità ci ha permesso di sviluppare un estro da ‘ti faccio vedere come te la incarto'”, spiega in un’intervista all’AGI il ct della Nazionale azzurra di pallanuoto, uno dei più carismatici e longevi tecnici tricolori.
Dal calcio dei Carlo Ancelotti e Roberto De Zerbi alla pallavolo degli Andrea Giani e Roberto Piazza fino al basket dei Sergio Scariolo e Luca Banchi, il Made in Italy è sinonimo di panchine di lusso.
“L’Italia negli sport di squadra ha avuto sempre un’impronta molto tatticista”, osserva Campagna, “siamo più bravi a gestire che a produrre talento e a volte i talenti ne risentono perché pregiudichi una tappa di crescita”. “All’estero sono più bravi nel creare talenti, l’ex Urss addirittura era una scuola in questo senso al di là di qualche pratica dubbia, noi però eccelliamo nella lettura tattico-strategica, sappiamo come incartarla alla squadra avversaria”, assicura il ct del Settebello.
Lo stesso 60enne tecnico siciliano, da 15 anni alla guida degli azzurri, è stato dal 2003 al 2008 ct della Grecia con cui ha vinto, tra l’altro, un bronzo mondiale. E altri allenatori della pallanuoto hanno fatto fortuna all’estero, come Paolo Malara (ct di Iran, Cina e Francia) e Pino Porzio (per cinque anni alla guida del Canada).
“Fondamentalmente se gli stranieri ci chiamano è perché facciamo giocare bene le loro squadre”, sintetizza il ct azzurro. Ci sono poi altre qualità come la capacità di adattamento: “Siamo meno schematici e meno organizzati e abbiamo la caratteristica che non cerchiamo di imporre il nostro sapere ma di adattarlo alla situazione in cui ci troviamo”, è l’analisi di Campagna.
E poi l’empatia: “Noi siamo più attenti all’importanza delle relazioni umane, in certi Paesi c’è un modello più gerarchico in cui l’allenatore impone la sua autorità, noi guardiamo molto al rapporto umano”, osserva.
Un modello in questo senso è Julio Velasco, un argentino naturalizzato italiano che ha vinto tutto con l’Italvolley: “Ha conquistato tutti per la grande capacità di comunicazione, di empatia, di entrare nel cuore delle persone”.
“Nella pallanuoto seguo tanti allenatori italiani giovani che hanno idee origina, andando a vedere partite anche nelle serie inferiori trovo spunti e idee che poi rielaboro”, spiega il ct del Settebello. “Mi è capitato di lanciare un’idea e di vederla poi ripresa da altre nazionali che magari hanno potuto applicarla con più successo perché avevano elementi di grande talento”, racconta Campagna.
“A me sorprende molto la pallavolo dove l’Italia è diventata un modello sportivo e tecnico”, spiega Campagna ricordando come nei recenti Europei femminili e maschili ci fossero rispettivamente otto e sette tecnici italiani. “La federazione si sa muovere molto bene e ha trasformato il nostro volley in un movimento a cui tutti guardano, atleti, tifosi e dirigenti”.
“Anche nel basket abbiamo tecnici bravissimi”, osserva, “basti pensare a Luca Banchi, premiato come miglior ct del mondiale con la Lettonia e ora andato alla Virtus Bologna, e poi Sergio Scariolo, Ettore Messina..”.
Campagna è certo che questo esodo di tecnici italiani sia comunque positivo per lo sport azzurro: “Io sono tornato dalla Grecia un uomo e un allenatore migliore ed esorto tutti i giovani tecnici ad andare a fare esperienza fuori, che sia in Italia o all’estero”.
Resta il fatto che in molti casi all’estero hanno mostrato di avere più fiducia di noi nei nostri tecnici giovani, come nel caso del 34enne Francesco Farioli che sta facendo molto bene sulla panchina del Nizza in Ligue 1. “In Italia nello sport professionistico c’è un sistema di potere, anche di procuratori, che non sempre offre opportunità ai giovani, e poi ci sono tanti luoghi comuni”. E poi per Campagna vale sempre il detto ‘Nemo profeta in patria’: “A volte si guarda a un tecnico straniero con più interesse”.
Infine, uno sguardo al Settebello proiettato verso le Olimpiadi di Parigi 2024: “Dopo i Giochi di Tokyo, ai mondiali di Budapest siamo stati battuti solo ai rigori in finale, abbiamo vinto la World League, siamo arrivati quarti agli europei di Spalato, battuti in semifinale 11-10 dalla Croazia dopo una controversa decisione arbitrale, e ai mondiali in Giappone siamo usciti ai quarti ai rigori”.
“La squadra è molto competitiva e consapevole della sua forza”, assicura Campagna, “sono convinto che a Parigi 2024 possiamo giocare per l’oro”.
AGI – Sapienza tattica, duttilità, attenzione alle relazioni umane: per Sandro Campagna è in questo mix il segreto del successo degli allenatori italiani all’estero, diventati ormai un marchio di qualità negli sport di squadra. “La nostra italianità e latinità ci ha permesso di sviluppare un estro da ‘ti faccio vedere come te la incarto'”, spiega in un’intervista all’AGI il ct della Nazionale azzurra di pallanuoto, uno dei più carismatici e longevi tecnici tricolori.
Dal calcio dei Carlo Ancelotti e Roberto De Zerbi alla pallavolo degli Andrea Giani e Roberto Piazza fino al basket dei Sergio Scariolo e Luca Banchi, il Made in Italy è sinonimo di panchine di lusso.
“L’Italia negli sport di squadra ha avuto sempre un’impronta molto tatticista”, osserva Campagna, “siamo più bravi a gestire che a produrre talento e a volte i talenti ne risentono perché pregiudichi una tappa di crescita”. “All’estero sono più bravi nel creare talenti, l’ex Urss addirittura era una scuola in questo senso al di là di qualche pratica dubbia, noi però eccelliamo nella lettura tattico-strategica, sappiamo come incartarla alla squadra avversaria”, assicura il ct del Settebello.
Lo stesso 60enne tecnico siciliano, da 15 anni alla guida degli azzurri, è stato dal 2003 al 2008 ct della Grecia con cui ha vinto, tra l’altro, un bronzo mondiale. E altri allenatori della pallanuoto hanno fatto fortuna all’estero, come Paolo Malara (ct di Iran, Cina e Francia) e Pino Porzio (per cinque anni alla guida del Canada).
“Fondamentalmente se gli stranieri ci chiamano è perché facciamo giocare bene le loro squadre”, sintetizza il ct azzurro. Ci sono poi altre qualità come la capacità di adattamento: “Siamo meno schematici e meno organizzati e abbiamo la caratteristica che non cerchiamo di imporre il nostro sapere ma di adattarlo alla situazione in cui ci troviamo”, è l’analisi di Campagna.
E poi l’empatia: “Noi siamo più attenti all’importanza delle relazioni umane, in certi Paesi c’è un modello più gerarchico in cui l’allenatore impone la sua autorità, noi guardiamo molto al rapporto umano”, osserva.
Un modello in questo senso è Julio Velasco, un argentino naturalizzato italiano che ha vinto tutto con l’Italvolley: “Ha conquistato tutti per la grande capacità di comunicazione, di empatia, di entrare nel cuore delle persone”.
“Nella pallanuoto seguo tanti allenatori italiani giovani che hanno idee origina, andando a vedere partite anche nelle serie inferiori trovo spunti e idee che poi rielaboro”, spiega il ct del Settebello. “Mi è capitato di lanciare un’idea e di vederla poi ripresa da altre nazionali che magari hanno potuto applicarla con più successo perché avevano elementi di grande talento”, racconta Campagna.
“A me sorprende molto la pallavolo dove l’Italia è diventata un modello sportivo e tecnico”, spiega Campagna ricordando come nei recenti Europei femminili e maschili ci fossero rispettivamente otto e sette tecnici italiani. “La federazione si sa muovere molto bene e ha trasformato il nostro volley in un movimento a cui tutti guardano, atleti, tifosi e dirigenti”.
“Anche nel basket abbiamo tecnici bravissimi”, osserva, “basti pensare a Luca Banchi, premiato come miglior ct del mondiale con la Lettonia e ora andato alla Virtus Bologna, e poi Sergio Scariolo, Ettore Messina..”.
Campagna è certo che questo esodo di tecnici italiani sia comunque positivo per lo sport azzurro: “Io sono tornato dalla Grecia un uomo e un allenatore migliore ed esorto tutti i giovani tecnici ad andare a fare esperienza fuori, che sia in Italia o all’estero”.
Resta il fatto che in molti casi all’estero hanno mostrato di avere più fiducia di noi nei nostri tecnici giovani, come nel caso del 34enne Francesco Farioli che sta facendo molto bene sulla panchina del Nizza in Ligue 1. “In Italia nello sport professionistico c’è un sistema di potere, anche di procuratori, che non sempre offre opportunità ai giovani, e poi ci sono tanti luoghi comuni”. E poi per Campagna vale sempre il detto ‘Nemo profeta in patria’: “A volte si guarda a un tecnico straniero con più interesse”.
Infine, uno sguardo al Settebello proiettato verso le Olimpiadi di Parigi 2024: “Dopo i Giochi di Tokyo, ai mondiali di Budapest siamo stati battuti solo ai rigori in finale, abbiamo vinto la World League, siamo arrivati quarti agli europei di Spalato, battuti in semifinale 11-10 dalla Croazia dopo una controversa decisione arbitrale, e ai mondiali in Giappone siamo usciti ai quarti ai rigori”.
“La squadra è molto competitiva e consapevole della sua forza”, assicura Campagna, “sono convinto che a Parigi 2024 possiamo giocare per l’oro”.