I sigilli sono scattati stamattina all’alba. Al ristorante milanese “Donna Sophia dal 1931”, in centro vicino al Duomo. Nella sala ricevimenti ”Villa delle Ninfe” a Pozzuoli. In sei societ e 24 immobili, tra terreni e appartamenti: da Napoli a Milano, patrimoni di camorra per oltre 20 milioni di euro. Sequestrati dal centro operativo Dia di Napoli in esecuzione dell’attivit disposta, in base alla normativa antimafia, dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale partenopeo, presieduta da Giovanna Ceppaluni, su proposta del direttore della Dia Nunzio Ferla.
Il filo conduttore soprattutto uno: riciclaggio di proventi illeciti. Gli agenti della Dia napoletana, al comando di Giuseppe Linares, colpiscono i beni di Bruno, Salvatore e Assunta Potenza, imprenditori criminali napoletani. Fino agli anni ’90 del secolo scorso in affari con il contrabbando. Poi le loro imprese malavitose puntano su usura e investimenti nei locali pubblici. Un classico del genere.
Dalle sigarette ai ristoranti
Non bastata, dunque, l’operazione della Dia del 2011, sempre contro i fratelli Potenza. Colp anche il capostipite, Mario detto “’o chiacchierone”, titolare di una pensione sociale Inps e un’altra di invalidit civile: peccato che in casa gli agenti gli trovarono otto milioni in banconote. Le nuove indagini chiuse oggi scoprono, tra l’altro, il reimpiego dei proventi illeciti in una lunga serie di attivit di ristorazione sul lungomare di via Caracciolo e nel quartiere Chiaia a Napoli. Questi affari criminosi, tra l’altro, per la Dia sono riferibili anche a Salvatore Lo Russo, al vertice di una grossa famiglia di camorra, oggi collaboratore di giustizia.
Video del sequestro dei beni della famiglia Potenza
Denaro sporco fino in Svizzera
La montagna di fondi illeciti accumulata dai Potenza – frutto del contrabbando prima e poi dell’usura e di altri affari criminali – viene cos ripulita in appartamenti, locali commerciali, societ di compravendita immobiliare e di scommesse sportive. Non basta: troppo forte, irresistibile, la tentazione di depositare i soldi in banca. I Potenza cos pensano che la Svizzera sia ancora un’area franca per i controlli bancari. Scatta invece una rogatoria internazionale: l’esito positivo e le operazioni giudiziarie si estendono all’istituto bancario BSI Bank di Lugano. Anche quelle somme ora sono bloccate. I Potenza, ancora una volta, non l’hanno fatta franca.
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