Quando all’Inside Xbox dello scorso Maggio, Microsoft propose una line-up priva di nomi realmente importanti, l’attenzione mediatica si focalizzo su questo peculiare fattore rispetto alla pletora di produzioni presentate in quel frangente dal colosso di Redmond. Fra i titoli mostrati durante quell’evento, Call Of The Sea si rivelò, indubbiamente, uno fra i più intriganti, Vuoi per la sua evidente vicinanza alla letteratura di Lovecraft, vuoi per l’impetuosità del trailer mostrato all’evento o vuoi per l’essere la produzione d’esordio di un team di sviluppo, apparentemente, talentuoso, la presentazione di Call Of the Sea si rivelò uno dei momenti più alti dell’Inside Xbox, andando a generare un notevole brusio attorno all’opera degli spagnoli Out of the Blue Games.
Il Viaggio Di Norah
Call Of The Sea ci racconta la storia di Norah Everhart, una giovane donna afflitta da un male sconosciuto, e di natura ereditaria, che, lentamente, la sta portando verso un letale epilogo. Il marito della giovane, volendo a tutti i costi salvare la sua amata, parte per la Micronesia alla ricerca di un fantomatico elisir che potrebbe curare la giovane. Un viaggio disperato e che poggia le sue fondamenta sulla sola speranza che una leggenda possa dimostrarsi vera. Del temerario compagno di Norah, però, si perdono presto le tracce e, quando la giovane donna riceverà un misterioso pacco con al suo interno un pugnale e una foto di Harry, deciderà di partire anche lei per la remota isola del Pacifico alla ricerca del suo amato.
Che Call of The Sea sia una produzione realizzata da veterani del settore lo si comprende già dalla gestione del comparto narrativo. Una storia che profuma di avventura grafica anni 90, tanto profonda nel trasmettere emozioni nel giocatore, quanto leggera e disimpegnata nella sua messa in scena. L’amore degli sviluppatori verso la letteratura di Lovecraft si palesa fin dalle prime fasi di gioco ma il titolo rimane fedele allo stile artistico, colorato e giocoso, trasponendo solamente gli elementi maggiormente onirici, e surreali, dell’immaginario dello scrittore di Providence. Non ci troviamo, quindi, di fronte a una produzione horror cosparsa di, sporadici, momenti romantici; Call Of The Sea è una storia d’amore, e avventura, che in sette ore intrattiene il giocatore con una scrittura solida, coinvolgente e figlia di un’epoca videoludica passata, il tutto omaggiando uno dei più importanti scrittori horror della storia.
Un gameplay fra il passato e il presente
Così come la storia di Call of The Sea sembra presa di peso dalle avventure punta e clicca degli anni 90, anche il suo gameplay non si discosta molto da quegli stilemi, cercando di arrangiarli agli standard attuali per garantire al giocatore un’interazione maggiore con gli ambienti di gioco. Tutta l’avventura sarà vissuta in prima persona, attraverso gli occhi di Norah, e richiederà semplicemente di risolvere enigmi ed esplorare gli ambienti alla ricerca di indizi che facciano luce sulle vicende della storia e forniscano suggerimenti su come risolvere i vari puzzle disseminati nel gioco. In parole povere: il perfetto punto d’incontro fra un punta e clicca e un walking simulator.
Per quanto, però, tutto sia ben realizzato in termini di ambientazione, progressione di gioco e gestione degli indizi, sono proprio gli enigmi che presentano soluzioni ludiche non sempre brillanti e che oscillano, costantemente, in termini di qualità. In più di un’occasione, difatti, ci siamo trovati di fronte alla possibilità di risolvere un puzzle, semplicemente, andando per tentativi o usando un pizzico di inventiva. In contesti differenti, uno scricchiolio come questo sarebbe da considerare semplicemente una sbavatura ma in Call Of the Sea, dove i puzzle compongono la, quasi, totalità dell’offerta ludica, ci aspettavamo di trovare una solidità diversa nei suoi enigmi. Se poi andiamo ad aggiungere l’assurda complessità di alcune sfide piazzate a metà avventura (totalmente sbilanciate in termini di sfida), non riusciamo davvero a comprendere come gli sviluppatori considerino questa componente del gioco che, vista al struttura dell’intera avventura, doveva porsi, maggiormente, come una parentesi ludica all’interno di un ottimo comparto narrativo.
Call of The Sea su Xbox Series X
Chiariamo subito un importante dettaglio: Call Of The Sea non è uno di quegli Indie in grado di poter spalleggiare con produzioni più importanti, in termini di obbiettivi e budget, quanto più una Hidden Gem che riuscirà, grazie al suo comparto narrativo di qualità, ad ammaliare i giocatori che gli daranno fiducia. In termini puramente tecnici, difatti, il titolo si presenta come gli enigmi proposti al suo interno… qualitativamente altalenanti. Da un lato, infatti, troviamo una realizzazione degli ambienti sopraffina e in grado, anche grazie a una gestione delle luci di ottima fattura, di regalare costantemente scorci mozzafiato; un design pulitoe un comparto artistico che mescola uno stile retrò a delle soluzioni, maggiormente, moderne. Dall’altro versante, però, incappiamo in tutta quella serie di sbavature tecniche figlie di un budget contenuto: compenetrazioni, bug di varia natura e un comparto sonoro che si limita a “svolgere il compitino” senza eccellere mai.