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Calcioscommesse, un manager dello sponsor del Bari sotto inchiesta a Catania

Nov 11, 2016

Il nome del Bari torna di nuovo, in qualche modo, in un’inchiesta sul calcioscommesse. Questa volta non per calciatori e dirigenti. Ma per un manager del suo sponsor, Betaland, società di gioco online. Il barese Antonio Ricci, dirigente della società, chairman sicuramente fino a qualche mese fa, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Catania insieme con altre 30 persone nell’ambito di un’inchiesta sulle manipolazioni di partite di calcio. I fatti fanno riferimento alla stagione 2015 ed è uno stralcio dell’inchiesta che portò alla retrocessione del Catania.

La Procura ha accertato che l’allora presidente Antonino Pulvirenti aveva acquistato alcune partite per evitare che la squadra retrocedesse in Lega Pro. Per farlo aveva utilizzato alcuni intermediari, tra cui Giovanni Impellizzari, ex calciatore poi diventato trader di scommesse. Impellizzeri conosceva bene gli uomini dell’attuale management di Betaland. Tant’è che in passato aveva avviato una società, precedentemente, con sede a Panama proprio con Ricci e Fabrizio Crimi, ora anche lui indagato a Catania. Evidentemente i rapporti non si erano interrotti.

La Procura, dopo aver analizzato telefonini e computer di Impellizzari, ha iscritto Ricci e Crimi nel registro degli indagati insieme con altre persone, indagate a vario titolo per associazione per delinquere e frode sportiva. Tutti hanno in qualche maniera a che fare con il mondo del calcio, tranne Giuseppe Mangion, cinquantenne siciliano, noto alle cronache giudiziarie. È il figlio di Francesco (“Ciuzzu ‘u firraru”), che quando era in vita era considerato molto vicino al boss Nitto Santapaola. E lui stesso ha una condanna definitiva per un’inchiesta che riguarda una serie di appalti. Lo stralcio di indagine è soltanto all’inizio. Si capirà soltanto nelle prossime settimane da dove nascono le accuse.

“La vicenda – spiega Carmelo Mazza, ceo di Oia Service, la società proprietaria del marchio Betaland – non riguarda in alcun modo la nostra attività, poiché gli eventuali reati ipotizzati riguarderebbero fatti datati che non hanno nulla a che vedere con la gestione della nostra società, bensì eventuali condotte strettamente personali dei diretti interessati”. Così è. Ma è evidente che questa storia provoca non pochi imbarazzi al presidente del Bari, Cosmo Giancaspro.

La sua scelta di avere come sponsor sulle maglie una società di scommesse è stata per lo meno azzardata: in Italia in questo momento lo fanno in pochissimi, praticamente nessuno. E Bari in questo campo ha una particolare sensibilità:

è difficile parlare di betting in una città che per colpa delle scommesse ha rischiato di perdere tutto: non tanto la serie A, quanto passione e sogni. Il fatto che ora un manager di questa società sia indagato in un’indagine proprio sulle scommesse rischia di far ricadere la città in un incubo immeritato.

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