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Calcio, saluto romano dopo il gol: vergogna a Marzabotto, il paese ferito dalla strage nazifascista

Nov 13, 2017

BOLOGNA – Una partita di calcio di seconda categoria dilettanti che si trasforma sul finale in un episodio di triste attualità. In campo ieri erano schierate le squadre del Marzabotto e quella del 65 Futa e il secondo gol della squadra ospite ne decreta la vittoria. Un giocatore, autore del gol contro il Marzabotto, dopo aver segnato si toglie la maglietta e scopre una t-shirt con una bandiera italiana e il disegno di quello che gli spettatori riconoscono come lo stemma della Repubblica sociale italiana. Il braccio che leva al cielo in segno di esultanza richiama il saluto romano.

Dopo il caso degli ultras della Lazio e dell’immagine di Anna Frank con la maglietta della Roma, il mondo del calcio torna quindi al centro delle polemiche. Il sindaco di Marzabotto, Romano Franchi, interviene con un comunicato: “La nostra comunità ha sofferto tanto a causa del nazi-fascismo, questo atto ingiustificabile è stato premeditato. L’amministrazione comunale procederà per vie legali per chiedere l’applicazione delle leggi esistenti che puniscono il reato di apologia di fascismo. Chiediamo anche alla Federazione Gioco Calcio di prendere immediate misure nei confronti della società 65 Futa che prevedano l’allontanamento del giocatore dai campi di calcio”.

Per Franchi “è una questione di rispetto per la memoria di chi ha dato la vita per la libertà e la democrazia”. L’Anpi condanna l’episodio sottolineando: “Il fascismo è un reato, non una semplice opinione, chiediamo alla società calcistica e all’atleta di venire al Sacrario dei Caduti e chiedere pubblicamente scusa. Non possiamo archiviare episodi di questo tipo come semplici ragazzate, perché crediamo che il calcio debba essere portatore di valori come il rispetto e l’amicizia”.

Nell’autunno del 1944

le campagne attorno a Marzabotto furono teatro di uno dei più efferati crimini di guerra ricondotti al nazi-fascismo, l’eccidio di Monte Sole. Nella frazione di Casaglia la popolazione si rifugiò in chiesa ma i nazisti uccisero il parroco e tutti i civili: 197 vittime di cui 52 bambini. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre furono comprovate 775 morti. In questo contesto si colloca l’episodio partito da un campo da calcio, ma che ha implicazioni ben più profonde.

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