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Calcio, la Juve ha scollinato ma che succede all’Inter? Napoli, serve un esorcista

Gen 20, 2020

il graFFIO del lunedì

La squadra di Sarri va avanti in scioltezza, quella di Conte si è inceppata. Continua a brillare la Lazio mentre il Milan si gode l’effetto Ibra

di Dario Ceccarelli

20 gennaio 2020


Juve-Parma, Sarri. “Tridente? Dipende da equilibri”

4′ di lettura

Attenzione, colpo di scena. Nel linguaggio del ciclismo si direbbe che la Juventus, dopo una salita a strappi, ha scollinato Quota 50, anzi 51. E ora, superato il Gran Premio d’andata, ha inforcato la discesa puntando a gran velocità verso lo scudetto. Ogni tanto ha delle incertezze, sembra scivolare, ma va lo stesso giù in picchiata trainata da quel diavolo di Ronaldo. È la fuga decisiva? Si vedrà, però la Juve va.

Cosa è successo all’Inter

Dietro l’Inter di Conte, proprio sul più bello, si è inchiodata. Ha le gambe molli, lo sguardo malinconico e stupito di chi soffre una crisi di fame di stanchezza. Sembra dire: ma cosa cavolo mi è successo? Dove è finita la mia cattiveria? Perchè proprio adesso vado così piano? Prima il pareggio con l’Atalanta a San Siro, e vabbé, ci può stare: i bergamaschi son pazzi scatenati, fanno male a tutti. Ma il Lecce? Il Lecce no, quelli venivano da tre sconfitte consecutive. Candidati alla B. E proprio noi li abbiamo rimessi in piedi. Qui si mette male…

Il quadro dei piani alti

Essì, perchè anche dietro son guai. Perchè alle spalle dell’Inter, distaccata di un punto, c’è una squadra che vola con 11 vittorie consecutive all’attivo. La sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Lazio e il suo bomber è Ciro Immobile, 23 gol fatti in 20 partite, una media da far saltare qualsiasi record, anche quello di Higuain (36 gol nel 2015-2016).

Ecco il quadro dei piani alti del campionato. Un quadro che dice sostanzialmente tre cose: 1) La Juventus di Sarri, come si è visto con il Parma, va avanti di vittoria in vittoria (la quinta consecutiva). E alla fine, anche soffrendo, la sfanga. Poi con un Ronaldo cosi scintillante (autore di una doppietta e puntuale al gol per la settima giornata consecutiva) c’è poco da fare. I bianconeri non brillano, però allungano a più 4 dall’Inter. Non sarà una fuga, ma qualcosa che ci somiglia sì. Poi a Sarri resta qualche problema. Con Dybala per esempio, polemico con l’allenatore per l’ennesima sostituzione nel secondo tempo. Ma quando si vince, le arrabbiature passano presto. Anche quelle di un prezioso diamante come l’argentino.

Non vado al massimo

La seconda è che l’Inter si è inceppata. Ed era già successo con l’Atalanta. Col Lecce (1-1) si è vista un’altra Inter, non quella solita di Conte, accolto dai fischi dei salentini. Un’Inter fiacca, poco reattiva, neanche cattiva. Passata in vantaggio (gol di testa di Alessandro Bastoni) non è stata neppure in grado di gestire il vantaggio. Neppure l’idea di scavalcare per qualche ora la Juve le ha dato una scintilla dell’antica rabbia contiana. Calma piatta. «Se non andiamo al massimo dei giri», non ce la facciamo ha commentato Conte che, a furia di parlare di mercato, ha probabilmente disorientato la squadra.

Milan, il vento è cambiato

Perfino la premiata coppia dei bomber (Lukaku & Lautaro) questa volta ha tirato i remi in barca. Può succedere, ci mancherebbe. Però quando la coppia non gira, la differenza si sente. Puoi avere tutti gli schemi o la rabbia che vuoi, ma se il pallone non va dentro, buonanotte ai suonatori. Chiedetelo a Pioli: prima al Milan non faceva gol nessuno. Neanche a porta vuota. Ora, basta un refolo di vento che la palla entra. Guardate questa volta con l’Udinese: il 3-2 è arrivato in extremis con un guizzo decisivo di Rebic (autore di una doppietta) che a momenti fa cadere cadere giù San Siro, non più abituato, con il Milan, a queste botte di vita. Stiamo parlando di Rebic, uno che finora sembrava un cartonato di se stesso. Ma il bello è che nel primo tempo, i rossoneri sono stati pessimi. Eppure, nonostante un pasticcio di Donnarumma, il Milan è riuscito a venirne a capo. È un Milan che non ha più paura. Ibra anche quando non segna fa segnare, l’aria è cambiata. E si sente.

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