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Calcio e serie tv in streaming: da aprile potremo guardarli anche nel resto d’Europa

Mar 28, 2018

Dal primo aprile potremo usufruire di servizi a pagamento in streaming, come Netflix, Spotify o Sky Go, anche in qualsiasi altro Paese europeo senza alcuna restrizione. Fino ad oggi, infatti, questi contenuti erano quasi sempre bloccati all’estero per motivi di copyright, un fenomeno chiamato geoblocking: l’unico modo per utilizzarli fuori era quello di scaricarli prima nel proprio Paese di origine.

La buona notizia è scaturita da un accordo tra Commissione Europea, Parlamento e stati membri raggiunto lo scorso 7 febbraio. E il primo aprile è la data di entrata in vigore. Non si tratta di un’opzione: gli operatori saranno obbligati a fornire la portabilità ai propri clienti, senza restrizioni e senza applicare alcun costo aggiuntivo. Potremo quindi disporre di tutto il catalogo di Netflix, ad esempio, anche mentre siamo in vacanza in Spagna.

La portabilità dei contenuti in streaming riguarderà solo chi viaggia all’estero per brevi periodi. E’ escluso, quindi, il “turismo degli abbonamenti”: non si potrà scegliere il servizio più conveniente in Europa per utilizzarlo nel proprio Paese. Verificare questo requisito sarà piuttosto semplice per gli operatori, basterà l’indirizzo Ip, o un contratto di connessione a internet per capire dove vive stabilmente un consumatore.

Anche i contenuti gratuiti potranno essere visti all’estero senza restrizioni, ma in questo caso l’Europa non obbliga nessuno: gli operatori che vorranno aprire potranno farlo. Lo stesso vale per i contenuti prodotti da televisioni pubbliche: applicazioni come Ray Play, ad esempio, si vedranno anche all’estero solo la Rai darà il suo ok.

A quanto pare le nuove regole verranno applicate da subito, senza ritardi. “La Commissione è stata in stretto contatto con i principali fornitori di servizi di contenuti online e ha ricevuto da loro riscontri positivi, per cui confida che l’introduzione delle nuove norme li trovi preparati e pronti a partire nei tempi previsti” spiega un comunicato di Bruxelles.

Si tratta di un ulteriore passo avanti verso il mercato unico digitale. Nello scorso febbraio l’Unione Europea ha fatto saltare altri paletti al libero accesso delle merci nel mercato comunitario. Molti siti di e-commerce, infatti, non consentono l’acquisto dei propri prodotti agli utenti di altri Paesi, limitandoli in diversi modi: ad esempio reindirizzandoli verso la versione del sito del proprio Paese o rifiutando carte di pagamento emesse all’estero.

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