BOLOGNA – I figli di Valerio Verri, ucciso l’8 aprile nel Ferrarese da Norbert Feher, alias Igor, adesso accusano Marco Ravaglia, agente di polizia provinciale con cui la guardia volontaria era di pattuglia e che rimase gravemente ferito nello stesso agguato. Ravaglia, secondo loro, “avrebbe dovuto astenersi” dall’inseguire Igor “e nel caso chiedere rinforzi alla centrale, data la presenza a bordo della guardia ecologica volontaria, Valerio Verri, non armata, di cui doveva garantire la sicurezza”.
A chiamare in causa il collega di pattuglia del padre, come riporta La Nuova Ferrara, è l’atto di opposizione presentato per i figli di Verri, Francesca e Emanuele, dall’avvocato Fabio Anselmo, contro la scelta della Procura di Ferrara di chiedere l’archiviazione del fascicolo nato dalle loro denunce. Secondo i Verri, e come raccontato da Repubblica, ci furono sottovalutazioni e mancanza di informazioni tra gli inquirenti che portarono a non lanciare l’allarme della presenza di Feher, già sospettato per l’omicidio di Davide Fabbri, nella zona dove Verri e Ravaglia erano di pattuglia anti-bracconaggio.
L’8 aprile i due videro un Fiorino parcheggiato a
lato strada, lo osservarono col binocolo pensando fosse un pescatore o un addestratore di cani. Ravaglia, ricostruisce l’opposizione, si avvicinò al pick up, ma il furgoncino fuggì a tutta velocità, raggiungendo “anche i 100-120 km/h” per le stradine di campagna. Un comportamento che “avrebbe dovuto insospettire” il poliziotto provinciale, che non doveva mettersi nell’inseguimento terminato con il killer che scese dal mezzo e sparò ai due.