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Buste paga più pesanti con il taglio del 5% al cuneo fiscale

Apr 22, 2023

AGI – Il taglio del cuneo per ridurre il costo del lavoro deve essere del 5%. È questa la richiesta rivolta dai sindacati al governo che annuncia un intervento per rendere le buste paga più pesanti da varare il 1 maggio. Mentre l’esecutivo si riunirà a palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri, dalla manifestazione per la Festa di lavoratori Cgil, Cisl e Uil invocheranno una taglio maggiore che sia immediato e soprattutto strutturale.

“Premesso che abbiamo appreso del decreto Lavoro dalle agenzie di stampa e sarebbe stato invece più utile un confronto – dichiara all’AGI Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil – riteniamo che la portata dell’intervento debba essere superiore a quella annunciata, perché 3 miliardi su una platea molto ampia rischiano di dare ben poco ai lavoratori in busta paga, con un’inflazione che viaggia su livelli che sono tra i più alti nell’Unione europea”. Secondo Fracassi, la situazione necessita di “un intervento shock ma che sia strutturale“.

“Nel Def – prosegue Fracassi – non ci sono le risorse per rendere strutturale il taglio del cuneo quindi il viaggio è ancora lungo. Più che di azioni simboliche, c’è bisogno di azioni concrete”. Per questo i sindacati nella piattaforma di mobilitazione programmata per il mese di maggio, con 3 manifestazioni oltre alla Festa dei Lavoratori, indicano una vertenza generale per l’aumento dei salari, agendo sia sul piano della riduzione del carico fiscale e contributivo sia rinnovando i contratti nazionali, con aumenti che recuperino il potere d’acquisto in rapporto con l’inflazione e puntino a una crescita del valore reale delle retribuzioni”.

“Inoltre – ricorda Fracassi – Cgil, Cisl e Uil manifesteranno per dire no alla precarietà, per avere più sicurezza sul lavoro, per difendere la sanità e la scuola pubblica, per cambiare il sistema previdenziale, per riformare il fisco, per ottenere il rinnovo dei contratti nel pubblico e nel privato”.

“Nel Def – fa notare Fracassi – non c’è niente per il rinnovo dei contratti pubblici 2022-24. I lavoratori hanno perso tanto in questi tre anni con l’aumento dell’inflazione. Devono recuperare e il governo non può ignorarlo”.

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