Fotografare un buco nero potrebbe essere considerato un ossimoro: “fotografia” deriva infatti dalle due parole greche luce (φῶς, phôs) e grafia (γραφή, graphè), e “buco nero” è un campo gravitazionale talmente forte che nulla può sfuggire all’esterno, tantomeno la luce che viene (anch’essa) risucchiata al suo interno.
Com’è dunque possibile che il team internazionale sia riuscito nell’intento di scrivere con la luce un qualcosa che assorbe la luce stessa? Fino ad oggi i buchi neri non sono mai stati fotografati, ma sono invece stati “ascoltati” attraverso telescopi e interferometri che hanno rilevato le onde gravitazionali da questi generati.
Dunque ciò che verrà mostrato dalla EHT Collaboration sarà qualcosa di ancor più straordinario, ovvero il cosiddetto orizzonte degli eventi, il confine esterno del buco nero oltre il quale tutto (luce inclusa) viene risucchiato.