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Brexit, le Borse rimbalzano dopo aver bruciato 4mila miliardi

Giu 28, 2016

MILANO – La sterlina rialza – timidamente – la testa e i mercati provano il rimbalzo dopo il crollo iniziato venerdì mattina con il verdetto del referendum inglese che ha decretato la vittoria di Brexit e l’avvio delle procedure per l’uscita della Gran Bretagna: da allora i listini globali hanno bruciato quasi quattromila miliardi di dollari. Milano, la più colpita in questi giorni di forti vendite, guida oggi il recupero con un +3,5%, trainata dalle banche che nelle ultime sedute hanno perso quasi un terzo del valore. Il governo è al lavoro su possibili misure di sostegno al settore e dalla Ue il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, conferma: “Stiamo monitorando la situazione da vicino e siamo in stretto contatto con le autorità italiane in merito a possibili passi” congiunti, anche se “ci sono diverse modalità di azioni possibili che sono ancora oggetto di discussione e per questo non posso aggiungere dettagli in questo momento”. Bene anche le altre Borse: Londra sale del 2,4%, Parigi del 2,5% e Francoforte del 2%.

Insomma, a dominare nelle sale operative è sempre la grande incertezza sul futuro delle relazioni economiche tra Londra e Bruxelles con la grande paura che ne deriva. Dopo il il panico, però, gli addetti ai lavori guardano alle risposte delle istituzioni che si sono messe in moto per ridurre al minimo il danno economico. A Sintra, in Portgallo, è in corso il simposio annuale della Banca centrale europea, dal quale il governatore Mario Draghi ha chiesto un allineamento delle politiche monetarie per sostenere la lotta alla bassa inflazione. Arrivato ieri sera in Portogallo, il presidente della Bce si era detto “dispiaciuto” per l’esito del referendum dopo aver ribadito che l'”Eurotower è pronta a tutto” per evitare nuovi attacchi speculativi sull’euro.

L’azione di Francoforte è evidente sul mercato obbligazionario e dei titoli di Stato: nonostante le enormi pressioni i movimenti sono minimi. Oggi lo spread tra Btp e Bund è in area 155 punti base, con i titoli italiani che rendono l’1,45% poco più del tasso registrato alla vigilia del referendum britannico. Continua, invece, la corsa al ribasso del Bund tedesco, eletto a nuovo bene rifugio insieme all’oro e al dollaro. Il Tesoro ha intanto collocato tutti i 6 miliardi di Bot semestrali oggi in asta, a fronte di domande per 9,468 miliardi di euro. Il rendimento è salito però a -0,150% da -0,262% del mese scorso.

Gli investitori, adesso, si aspettano nuove misure espansive da parte della Banche centrali: secondo i future Fed funds – usati per predire le mosse della Federal Reserve – c’è solo il 9% di possibilità che Janet Yellen rialzi il costo del denaro prima dell’anno prossimo, mentre secondo un altro 20% i tassi potrebbero addirittura tornare a scendere. Prima di Brexit le chance di un taglio erano pari a zero e il rialzo entro l’anno era dato al 52%. Di certo l’attenzione di mercati sarà rivolta a Bruxelles dove è in agenda il Consiglio europeo: per la prima volta, infatti, i capi di Stato e governo vedranno il premier dimissionario ingelse David Cameron. In attesa delle discussioni tra leader, il presidente Ue Jean Claude Juncker, ha chiarito che attende la posizione ufficiale di Londra e solo allora partiranno i negoziati ufficiali.

Dopo la corsa degli ultimi giorni, l’oro è in ribasso e cede lo 0,6% a 1.316,32 dollari dopo essersi apprezzato del 5,4%: il maggior rialzo dal gennaio 2009. Come detto, l’effetto Brexit si fa ancora sentire sul mercato dei cambi. L’euro tratta sopra quora 1,10 dollari, ma la sterlina risale dopo nuovo minimo da 31 anni. La moneta europea è in rialzo a 1,107 dollari e a 113 yen, mentre quella inglese tratta a 1,3328 dopo aver toccato 1,3121.

Dal punto di vista macroeconomico è in lieve diminuzione a giugno la fiducia delle famiglie francesi. L’indicatore che la misura, ha annunciato oggi l’istituto di statistica Insee, è sceso a 97 punti, sotto la media di lungo termine di 100 punti. Ha influito sul risultato una rinnovata ondata di pessimismo sul tenore di vita atteso dalle famiglie d’oltralpe. Anche in Italia si registra la perdita di smalto delle aspettative per consumatori e aziende, in attesa del dato simile che arriverà anche dagli Stati Uniti dove si guarda alla lettura finale del Pil del primo trimestre e all’indice sui prezzi della case.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso poco mossa: l’indice Nikkei avanza dello 0,09% a 15.323,14 punti, mentre ieri sera la Wall Street ha aperto la settimana ancora sotto pressione: il Dow Jones ha ceduto l’1,5% a 17.140 punti e lo Standard & Poor’s 500 l’1,81% a quota 2.000, terminando entrambi ai livelli minimi da metà marzo, mentre il Nasdaq è scivolato del 2,41% a 4.594, il valore più basso da fine febbraio. Il petrolio è in rialzo questa mattina sui mercati internazionali in vista di una probabile diminuzione delle scorte Usa (il cui dato ufficiale sarà diffuso domani). Dopo il crollo del 7,5% accusato negli ultimi due giorni, il greggio Wti guadagna oggi l’1,8% a quota 47,18 dollari al barile. In rialzo anche il Brent che si è apprezzato dell’1,6% a quota 47,93 dollari al barile.

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