• 20 Settembre 2024 9:06

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Boxe, genere e testosterone, i casi Khelif e Lin

Ago 2, 2024

AGI – Lo scandalo che ha travolto la boxe alle Olimpiadi di Parigi dopo il brevissimo incontro tra la pugile algerina Imane Khelif e l’italiana Angela Carini, affonda le proprie radici in una questione di lunga data, più complicata di quanto sembri, che persino i funzionari olimpici definiscono un “campo minato”. 

Chi è coinvolto?

La pugile algerina Imane Khelif, 25 anni, che combatte nella categoria 66 kg, e la taiwanese Lin Yu Ting, 28 anni, che combatte nella categoria 57 kg. Il caso è scoppiato dopo che Khelif ha vinto il suo incontro contro Carini in soli 46 secondi con due forti pugni al naso dell’italiana che hanno iniziato a sanguinare copiosamente. Sia Khelif che Lin sono state squalificate dai campionati mondiali del 2023 a Nuova Delhi organizzati dall’International Boxing Association (IBA) per non aver soddisfatto i “criteri di idoneità”. Tuttavia, entrambe hanno gareggiato alle Olimpiadi di Tokyo e sono state autorizzate a combattere a Parigi.

Cosa è il test di “idoneità”? 

È qui che le cose iniziano a farsi confuse. L’IBA ha affermato in una dichiarazione che le atlete “non si sono sottoposte a un esame del testosterone, ma sono state sottoposte a un test separato e riconosciuto”. Tuttavia, i “dettagli” di questo test “restano riservati”. Lin non ha fatto ricorso contro la decisione, nota l’IBA. Khelif ha portato il suo caso alla Corte di arbitrato per lo sport (CAS), ma poi ha ritirato l’appello.

 

L’IBA ha affermato che il test “indicava in modo conclusivo” che entrambe non soddisfacevano i criteri di idoneità richiesti e avevano “un vantaggio competitivo rispetto alle altre atlete”. All’epoca, Khelif affermò che le era stato detto di avere “caratteristiche che le impediscono di boxare con le donne” e di sentisti vittima di una “grande cospirazione”. Il profilo di Khelif sul sito di informazione per i media di Parigi 2024 inizialmente diceva che era stata squalificata dai campionati mondiali per “livelli elevati di testosterone”, ma in seguito questo dettaglio è stato rimosso.

 

Il portavoce del Comitato Olimpico Internazionale, Mark Adams, ha detto che la squalifica delle due pugili era stata una “decisione improvvisa e arbitraria” e che per il CIO fa fede il genere indicato sul passaporto dei pugili. Tuttavia ha ammesso che la questione “non è così facile da dirimere”. Anche se la misurazione del testosterone, ha detto ai giornalisti, non è risultata soddisfacente, va esclusa l’idea che il test sia risolutivo. “Ci sono molte donne con livelli più alti degli uomini, quindi l’idea che un test del testosterone sia una specie di bacchetta magica è infondata”, ha detto.

È un problema transgender?

No. Nessuno dei due pugili si è mai identificato come transgender e il CIO si è scagliato contro le “fake news” in questo senso. “Vorrei chiarire a tutti: non si tratta di una questione transgender. Queste donne hanno gareggiato per molti anni”, ha detto Adams che ha messo in guardia dal trasformare lo scandalo in una “caccia alle streghe”. Khelif ha detto all’UNICEF in un’intervista all’inizio di quest’anno di aver iniziato a fare boxe dopo aver schivato i pugni dei ragazzi che si sentivano minacciati dalle sue abilita’ calcistiche.

 

Lin attribuisce le domande sul suo genere al suo taglio di capelli corto e alla sua altezza (1,75 m). “Se portassi i capelli lunghi, dovrei passare troppo tempo a sistemarli”, ha detto alla CNA, l’agenzia di stampa semi-ufficiale di Taiwan.

La querelle tra IBA e CIO

Sembra che le due atlete siano rimaste invischiate in una diatriba tra l’IBA e il CIO. Il CIO ha tolto all’IBA la responsabilità di organizzare i Giochi di Parigi per questioni finanziarie, etiche e di governance. La “Paris 2024 Boxing Unit”, un organismo speciale istituito dal CIO, gestisce la competizione olimpica e ha criteri di ammissibilità meno rigorosi rispetto all’IBA. “Le diverse normative del CIO su queste questioni, in cui l’IBA non è coinvolta, sollevano seri dubbi sia sull’equità competitiva che sulla sicurezza degli atleti”, ha provocato l’IBA.

 

Il CIO ha risposto che “come nelle precedenti competizioni olimpiche di pugilato, la determinazione del sesso e dell’età degli atleti si basano sul loro passaporto” e che “ogni persona ha il diritto di praticare sport senza discriminazioni”.

Cosa succede ora 

Lin salirà sul ring contro l’uzbeka Sitora Turdibekova oggi alle 15,30. Khelif combatterà contro l’ungherese Anna Luca Hamori nei quarti di finale domani alle 17,20. 

AGI – Lo scandalo che ha travolto la boxe alle Olimpiadi di Parigi dopo il brevissimo incontro tra la pugile algerina Imane Khelif e l’italiana Angela Carini, affonda le proprie radici in una questione di lunga data, più complicata di quanto sembri, che persino i funzionari olimpici definiscono un “campo minato”. 
Chi è coinvolto?
La pugile algerina Imane Khelif, 25 anni, che combatte nella categoria 66 kg, e la taiwanese Lin Yu Ting, 28 anni, che combatte nella categoria 57 kg. Il caso è scoppiato dopo che Khelif ha vinto il suo incontro contro Carini in soli 46 secondi con due forti pugni al naso dell’italiana che hanno iniziato a sanguinare copiosamente. Sia Khelif che Lin sono state squalificate dai campionati mondiali del 2023 a Nuova Delhi organizzati dall’International Boxing Association (IBA) per non aver soddisfatto i “criteri di idoneità”. Tuttavia, entrambe hanno gareggiato alle Olimpiadi di Tokyo e sono state autorizzate a combattere a Parigi.
Cosa è il test di “idoneità”? 
È qui che le cose iniziano a farsi confuse. L’IBA ha affermato in una dichiarazione che le atlete “non si sono sottoposte a un esame del testosterone, ma sono state sottoposte a un test separato e riconosciuto”. Tuttavia, i “dettagli” di questo test “restano riservati”. Lin non ha fatto ricorso contro la decisione, nota l’IBA. Khelif ha portato il suo caso alla Corte di arbitrato per lo sport (CAS), ma poi ha ritirato l’appello.
 
L’IBA ha affermato che il test “indicava in modo conclusivo” che entrambe non soddisfacevano i criteri di idoneità richiesti e avevano “un vantaggio competitivo rispetto alle altre atlete”. All’epoca, Khelif affermò che le era stato detto di avere “caratteristiche che le impediscono di boxare con le donne” e di sentisti vittima di una “grande cospirazione”. Il profilo di Khelif sul sito di informazione per i media di Parigi 2024 inizialmente diceva che era stata squalificata dai campionati mondiali per “livelli elevati di testosterone”, ma in seguito questo dettaglio è stato rimosso.
 
Il portavoce del Comitato Olimpico Internazionale, Mark Adams, ha detto che la squalifica delle due pugili era stata una “decisione improvvisa e arbitraria” e che per il CIO fa fede il genere indicato sul passaporto dei pugili. Tuttavia ha ammesso che la questione “non è così facile da dirimere”. Anche se la misurazione del testosterone, ha detto ai giornalisti, non è risultata soddisfacente, va esclusa l’idea che il test sia risolutivo. “Ci sono molte donne con livelli più alti degli uomini, quindi l’idea che un test del testosterone sia una specie di bacchetta magica è infondata”, ha detto.
È un problema transgender?
No. Nessuno dei due pugili si è mai identificato come transgender e il CIO si è scagliato contro le “fake news” in questo senso. “Vorrei chiarire a tutti: non si tratta di una questione transgender. Queste donne hanno gareggiato per molti anni”, ha detto Adams che ha messo in guardia dal trasformare lo scandalo in una “caccia alle streghe”. Khelif ha detto all’UNICEF in un’intervista all’inizio di quest’anno di aver iniziato a fare boxe dopo aver schivato i pugni dei ragazzi che si sentivano minacciati dalle sue abilita’ calcistiche.
 
Lin attribuisce le domande sul suo genere al suo taglio di capelli corto e alla sua altezza (1,75 m). “Se portassi i capelli lunghi, dovrei passare troppo tempo a sistemarli”, ha detto alla CNA, l’agenzia di stampa semi-ufficiale di Taiwan.
La querelle tra IBA e CIO
Sembra che le due atlete siano rimaste invischiate in una diatriba tra l’IBA e il CIO. Il CIO ha tolto all’IBA la responsabilità di organizzare i Giochi di Parigi per questioni finanziarie, etiche e di governance. La “Paris 2024 Boxing Unit”, un organismo speciale istituito dal CIO, gestisce la competizione olimpica e ha criteri di ammissibilità meno rigorosi rispetto all’IBA. “Le diverse normative del CIO su queste questioni, in cui l’IBA non è coinvolta, sollevano seri dubbi sia sull’equità competitiva che sulla sicurezza degli atleti”, ha provocato l’IBA.
 
Il CIO ha risposto che “come nelle precedenti competizioni olimpiche di pugilato, la determinazione del sesso e dell’età degli atleti si basano sul loro passaporto” e che “ogni persona ha il diritto di praticare sport senza discriminazioni”.
Cosa succede ora 
Lin salirà sul ring contro l’uzbeka Sitora Turdibekova oggi alle 15,30. Khelif combatterà contro l’ungherese Anna Luca Hamori nei quarti di finale domani alle 17,20. 

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