“E’ sempre stato difficile. Prima perchè l’abitudine di sparare botti anche illegali ha congestionato per decenni i nostri pronto soccorso, ora perche’ il Covid-19 ha creato un problema in più punto. Per salvare un arto Infatti è necessario andare velocemente in sala operatoria e spesso non si ha il tempo neppure di aspettare l’esito del tampone molecolare”. Gaetano Correa, che insieme a Fabrizio Messina è riuscito a probabilmente a salvare la mano di un clochard distrutta dallo scoppio di un petardo, all’Agi racconta quanto è impegnativo intervenire per risolvere una situazione creata da una tradizione da stigmatizzare e che anche nell’anno della pandemia è stata rispettata. I due chirurghi operano all’ospedale Cardarelli di Napoli, il più grande del Mezzogiorno, da sempre centro di eccellenza per interventi di questo tipo.
“Solo nei prossimi giorni potremmo sapere con certezza se non è necessaria ancora un’amputazione”, aggiunge cauto. Il clochard aveva raccolto un petardo che gli è esploso in mano, provocandogli un grande squarcio nel palmo della mano e staccando quasi completamente quello che il chirurgo definisce il secondo raggio, cioe’ la parte al di sotto delle dita, nonchè amputandoli falangi del terzo e del quarto dito, ma soprattutto compromettendo gravemente i tessuti molli del primo raggio, cioe’ quelli nella parte della mano che da verso il polso. “Il danno necrotico era importante ma poichè la vascolarizzazione ci sembrava ancora presente, abbiamo deciso di tentare di salvare e di non amputare – spiega il chirurgo – abbiamo dovuto asportare strutture necrotiche, per cui ci sono ancora dei buchi della mano, ma per ora almeno a livello estetico la mano esiste. Poi saranno il chirurgo estetico e quello vascolare a valutare a breve se le strutture tendinee che sono integre potranno essere in grado di essere sostenute da muscoli e quindi se c’e’ un recupero della funzione”. L’intervento è durato circa tre ore.