MILANO – I mercati europei ripartono cauti dopo la seduta nervosa della vigilia, caratterizzata dalla mossa a sorpresa della Fed di tagliare il costo del denaro di 50 punti base in risposta all’emergenza coronavirus. Gli scambi sul Vecchio continente sono sostenuti dai future americani, positivi dopo i risultati del super Tuesday delle primarie Democratiche in vista della corsa alla Casa Bianca: la rimonta di Joe Biden piace agli investitori, che invece – nota Bloomberg – non apprezzano in toto Bernie Sanders.
I listini europei muovono comunque i primi passi senza convinzione: Londra cala dello 0,05% a 6.714 punti. A Milano l’indice Ftse Mib segna -0,04% in avvio, nonostante il balzo di Exor per la conferma della cessione di PartnerRe alla francese Covéa per 9 miliardi di dollari. Francoforte scende dello 0,05% a 11.967 punti e Parigi dello 0,02% a 5.388 punti.
Apertura poco mossa per lo spread fra Btp e Bund tedesco. Il differenziale segna 162 punti contro i 161 della chiusura di ieri, martedì. Il rendimento del decennale è pari allo 0,99%. L’euro apre sopra 1,11 dollari: la moneta europea passa di mano a 1,1148 dollari. Dollaro/yen sale a 107,48.Le Borse asiatiche hanno chiuso contrastate, questa mattina. Tokyo ha segnato un marginale +0,08%, Hong Kong un +0,03%. Più marcate Shanghai (+0,63%), Shenzhen (+0,36%). Vola Seul (+2,24%) dopo che il governo ha annunciato un pacchetto da quasi 10 miliardi di dollari per mitigare gli effetti del virus mentre Sydney lascia sul terreno l’1,71%.
Ieri sera, nonostante l’intervendo della Banca centrale, Wall Street ha chiuso in netto calo preoccupata dai contraccolpi economici dell’epidemia, che la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha definito “sempre più complicata”. Gli investitori hanno ripreso quindi ad acquistare investimenti ritenuti più sicuri, quali l’oro e i titoli di stato americani. Il metallo prezioso ha messo a segno la migliore performance giornaliera dal giugno 2019, guadagnando 49,60 dollari, il 2,9%, a 1,644,40 dollari l’oncia. Mentre il rendimento del titolo di stato Usa a 10 anni è scivolato sotto l’1% per la prima volta toccando un minimo storico pari allo 0,906%. Il Dow Jones è sceso nuovamente sotto la soglia psicologica dei 26.000 punti perdendo il 2,94$, lo S&P500 ha perso il 2,81% e il Nasdaq è retrocesso del 2,99%.
Dal fronte macro, in vista dei Pmi sul settore dei servizi europei le vendite al dettaglio in Germania sono salite dello 0,9% su mese a gennaio, in termini reali. In Cina, intanto, si è visto un crollo del terziario secondo l’indice Ihs Markit pubblicato dal gruppo media Caixin, che si è attestato al 26,5 rispetto al 51,8 di gennaio. Si tratta del livello più basso mai registrato da quando esiste l’indice, cioè da 14 anni: ben sotto la soglia di 50 punti che separa la contrazione dall’espansione economica. Innegabile l’impatto del coronavirus.
L’attesa per i tagli alla produzione, da decidere al vertice Opec di questa settimana a Vienna per fronteggiare il rallentamento economico dettato dal virus, sostiene il prezzo del petrolio che resta sui 48 dollari al barile, arretrando leggermente rispetto ai massimi di ieri. Il Wti del Texas segna 47,92 dollari mentre il Brent scambia a 52,42. Secondo le prime indiscrezioni i paesi produttori, le cui delegazioni al vertice saranno ridotte al minimo per paura del contagio, potrebbero optare per un taglio fra i 600 mila e 1 milione di barile al giorno.