MILANO – Ore 9.15. Avvio in ordine sparso per le Borse europee, segnate da un rafforzamento quasi senza sosta dell’euro sul dollaro, con il cambio che in mattinata è ben saldo sopra quota 1,24 a 1,2419. Milano sale dello 0,46%, così come Londra, che avanza dello 0,1%. In direzione opposta Francoforte, mentre Parigi si muove poco lontano dalla parità.
A spingere al ribasso il biglietto verde anche le parole pronunciate ieri dal segretario del Tesoro Steven Mnuchin, che parlando a Davos ha affermato che l’indebolimento della valuta americana è “una buona cosa” per gli Usa.
I listini guardano soprattutto alla riunione del consiglio direttivo della Bce in programma oggi, da cui non dovrebbero però uscire sostanziali novità rispetto al percorso di riduzione del Qe già annunciato dal presidente Mario Draghi in autunno. Spunti per i mercati però potrebbero comunque arrivare dalla consueta conferenza stampa successiva alla riunione, in cui uno dei punti affrontati potrebbe essere l’indebolimento del dollaro e la conseguente corsa della moneta unica.
Indebolimento di cui ha risentito inevitabilmente anche lo yen, il cui balzo a 108,80 ( ai massimi da 4 mesi), ha zavorrato Tokyo per tutta la seduta, con il Nikkei che ha chiuso in calo dell’ 1,13%. Ieri chiusura in ordine sparso per Wall Street con il Dow Jones che ha chiuso in rialzo dello 0,2%, toccando un nuovo primato, mentre il Nasdaq è sceso dello 0,6%. Poco variato invece lo S&P 500 (-0,1%). I rialzo lo spread tra Btp e Bund, a 134 punti dai 131 punti della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale è all’1,9%. Il differenziale tra Bonos e Bund si attesta a 78 punti con tasso a ll’1,35%.
La giornata macro prevede la fiducia dei consumatori e l’ifo in germania, il fatturato e gli ordinativi industriali in Italia, la bilancia commerciale, l’indice anticipatore e le vendite di nuove case in Usa.Sulla sponda finanziaria si attendono i conti di Fca e Stmicroelectronics.
La flessione del dollaro spinge verso l’alto il prezzo del petrolio. Il Brent sale a 71 dollari al barile, tornando al livello del dicembre 2014, con una crescita dello 0,71%. In crescita anche il Wti del Texas a 66,28 (+1%). I prezzi sono sostenuti anche dai tagli alla produzione ribaditi dall’Opec e dalla Russia e dai dati in calo delle scorte negli Stati Uniti.