MILANO – Ore 10:30. Il dollaro scivola leggermente e i mercati europei aprono deboli nella giornata che dovrebbe incoronare Jerome Powell alla successione di Janet Yellen per la guida della Federal Reserve. Una scelta, quella che oggi il presidente Trump ufficializzerà, che non fa scomporre i mercati, visto che il repubblicano moderato si è mostrato in linea con le scelte di politica monetaria della governatrice e quindi il passaggio di consegne dovrebbe arrivare all’insegna della continuità. Nel breve futuro della Banca centrale americana ci dovrebbe essere il rialzo dei tassi a dicembre, dopo che ieri la Fed ha deciso di mantenere invariate le politiche monetarie ma sottolineato il rafforzamento dell’economia e del mercato del lavoro. L’aver definito “solida” l’economia a stelle e strisce è stato letto dagli investitori come un segnale che entro fine anno arriverà un’altra stretta monetaria, perché gli Usa hanno le spalle abbastanza larghe per sopportarla. “Soltanto un grave peggioramento dei dati macroeconomici – a cominciare dal rapporto sull’occupazione di venerdì – potrebbe impedire alla Fed di alzare i tassi a dicembre”, annotano da State Street.
Il mercato si è concentrato più che altro sulle incerte prospettive di avere una riforma fiscale negli Usa. Oggi i repubblicani alla Camera presenteranno (con un giorno di ritardo) la legislazione per una riforma fiscale che non dovrebbe includere un taglio dell’aliquota massima per i contribuenti più ricchi. Milano riesce a rafforzarsi al +0,5% mentre le altre procedono deboli: Londra cede lo 0,05%, Francoforte lo 0,2% e Parigi lo 0,1%. Wall Street ieri sera ha chiuso mista con il Dow Jones in crescita dello 0,25% e il Nasdaq che ha perso lo 0,17%. A Piazza Affari si mette in evidenza Tenaris, che non fa prezzo in avvio dopo la crescita oltre le stime del 12% dell’utile trimestrale.
Il focus si sposta oggi sulla Bank of England, tra i principali market mover della sessione odierna. La banca centrale dovrebbe infatti alzare i tassi dai minimi record dello 0,25%, a cui li ha abbassati dopo il voto a favore della Brexit. Si tratterebbe della prima stretta monetaria in 10 anni. Gli indici Pmi sul manifatturiero mostrano un progresso in Italia a 57,8 punti, picco da sei anni e mezzo. Invariato a un livello altissimo (60,6) in Germania (sopra 50 punti indica espansione economica), nel complesso dell’Eurozona resta al top dal 2011 con 58,5 punti. Di nuovo in Germania, il tasso di disoccupazione destagionalizzato si conferma ai minimi dal 1992 con il 5,6% di ottobre. Dagli Usa si attendono le richieste di sussidi di disoccupazione in vista del report sul lavoro di domani. L’euro si muove in rialzo: è scambiato nei confronti del biglietto verde a 1,1659 e a 132,77 yen. Dollaro/yen in calo a 113,87, dopo essere salito ieri sopra quota 114. Avvio in leggero calo per lo spread tra il Btp e il Bund: il differenziale segna 142 punti base contro i 143,6 della chiusura di ieri. Il rendimento del titolo decennale italiano si attesta all’1,8%.
In mattinata la Borsa di Tokyo ha ritoccato i massimi da 21 anni. L’indice Nikkei al termine delle contrattazioni ha segnato un progresso dello 0,53% portandosi a 22.539 Punti, segnando il nuovo massimo dal 1996. Sotto i riflettori il titolo Honda, protagonista di un balzo del 5,20% dopo che il gruppo ha alzato le stime sugli utili per l’esercizio in corso.
Apertura in rialzo per il petrolio in Asia. Sui mercati in questa fase prevalgono le prese di profitto che fanno oscillare il prezzo. I future sul Light crude Wti avanzano di 2 cent a 54,33 dollari e quelli sul Brent crescono di 10 cent a 60,59 dollari al barile. Quotazioni dell’oro in rialzo sui mercati asiatici con gli investitori che acquistano in attesa della nomina del nuovo presidente della Federal reserve attesa oggi. Il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,5% e passa di mano a 1.281 dollari l’oncia.