MILANO – I listini europei sono deboli in partenza, in attesa di conoscere l’andamento del settore manifatturiero attraverso gli indici Pmi che tracciano le aspettative dei direttori degli acquisti nelle aziende. Anche le azioni asiatiche, che hanno dato vita al miglior inizio di anno dal 2006 ad oggi, si sono prese una pausa. Milano segna un avvio fiacco a -0,04%, Londra cede lo 0,11%, Francoforte sale dello 0,08% e Parigi cede lo 0,13%.
L’euro torna a salire sopra 1,23 dollari, mentre il biglietto verde perde colpi rispetto allo yen e alla sterlina, che resta sopra quota 1,40. La moneta europea passa di mano a 1,2310 dollari e a 135,33 yen. Sterlina a 1,4033 dollari e dollaro/yen a 109,94. Nuovo picco per lo yuan, che oggi ha superato la quota di 6,4 sul dollaro. La Peoplès Bank of China ha fissato la parità sul biglietto verde prima dell’apertura delle contrattazioni a quota 6,3916, in rialzo di 93 punti base (+0,15%) rispetto al valore fissato ieri, a 6,4009. Quello di oggi è il quarto rafforzamento consecutivo della valuta cinese, mentre il dollaro prosegue la sua fase di debolezza che – spiega Bloomberg – si lega anche alle attese di deficit delle partite correnti degli Stati Uniti.
Anche il tema valutario sarà probabilmente al centro della conferenza stampa che Mario Draghi terrà domani, dopo la decisione della Bce su tassi e Quantitative easing circa i quali non si aspettano novità di rilievo. La prima riunione dell’anno della Banca centrale europea è comunque l’evento-chiave della settimana finanziaria. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi apre stabile poco sopra 130 punti base, per un rendimento del decennale italiano all’1,85% sul mercato secondario.
Questa mattina l’indice Nikkei 225 della Borsa di Tokyo ha chiuso in calo dello 0,76% tornando sotto 24mila punti, a quota 23.940,78, scontando la flessione che ha colpito soprattutto il settore tecnologico. Azionario asiatico contrastato, nonostante lo S&P 500 e il Nasdaq abbiano chiuso ancora a valori record nella sessione della vigilia. Hong Kong e Seoul piatti, attorno alla parità, mentre Shanghai Composite fa meglio, con +0,37%.
L’aumento sostenuto delle esportazioni ha spinto l’avanzo della bilancia commerciale giapponese per il secondo anno consecutivo, malgrado i recenti rialzi dei prezzi energetici. Nel 2017 il surplus raggiunge i 2.900 miliardi di yen, pari a 22 miliardi di euro, grazie alla crescita dell’11,8% dell’export, in particolar modo dal continente asiatico, guidato dal settore auto e dalla domanda di semiconduttori; mentre le importazioni mostrano un incremento del 14%. Sul fronte macro, oltre ai Pmi dell’Eurozona si guarda al forum di Davos che prosegue i suoi lavori. Negli Usa si attendono le richieste di nuovi mutui, le vendite di case esistenti e le scorte di petrolio. Avanza anche la stagione di trimestrali che fino ad ora ha dato risultati positivi. Intanto il Senato americano ha ufficializzato la scelta di Jerome Powell come 16esimo governatore della Federal Reserve, dal 3 febbraio prossimo, quando il mandato triennale di Janet Yellen scadrà.
La seduta di ieri a Wall Street è finita in territorio record per l’S&P 500 (+0,22%) e il Nasdaq (+0,71%). Appesantito da J&J, il Dow Jones ha registrato un calo (-0,01%) frazionale rispetto ai nuovi massimi della seduta precedente.
Il prezzo del petrolio cede leggermente in Asia. I future sul Light crude Wti cedono 14 cent a 64,44 dollari e quelli sul Brent arretrano di 15 cent a 69,81 dollari al barile, tornando sotto quota 70 dollari. I mercati sono in attesa dei dati sulle scorte settimanali Usa.