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Borse europee in rialzo con le trimestrali, euro in discesa

Ott 24, 2016

MILANO – Ore 10:15. Le Borse del Vecchio continente provano a consolidare gli ultimi recuperi in scia alla trimestrali americani e in vista dei dati aziendali in arrivo dall’Europa. A sostenere gli acquisti contribuiscono anche il rafforzamento del dollaro, che sostiene i titoli europei dell’export e il calo del petrolio dopo che l’Iraq si è rifiutato di sottoscrivere gli impegni presi dell’Opec per congelare la produzione. Dal punto di vista finanziario l’attesa dei mercati è rivolta verso i conti di Apple che arriveranno martedì sera a mercati chiusi: Cupertino, però, potrebbe dover far fronte al primo calo delle vendite di iPhone in sette anni. Francoforte sale dell’1%, Parigi guadagna lo 0,9% e Londra lo 0,6%. Bene anche Milano che sale dello 0,7% spinta dalle banche, in particolare Mps.

Il dollaro come detto si muove sui massimi degli ultimi sette mesi nei confronti dell’euro in attesa dei discorsi di quattro governatori della Fed chiamati in settimana a fare il punto sulla strategia di rialzo dei tassi negli Usa: gli analisti sono convinti che ogni decisione verrà rinviata dicembre. La riunione della Fed di novembre è in agenda la prossima settimana, sei giorni prima delle elezioni per la Casa Bianca: difficile che Janet Yellen prenda decisioni che potrebbero esere interpretate a favore in un candidato piuttosto che di un altro. Secondo i future sui Fed Funds – usati dagli addetti ai lavori per anticipare le mosse della Fed – le possibilità di una stretta a novembre sono inferiori al 9%, mentre un rialzo a dicembre è dato per certo al 70%.

“L’euro resterà sotto pressione perché le politiche monetarie tra Usa e Ue divergono” dice a Bloomberg Jun Kato, fund manager di Tokyo secondo cui “la Bce prolungherà la sua fase accomodante, mentre la Fed rialzerà i tassi a dicembre”. La moneta unica europea passa di mano a 1,0877 dopo un minimo di 1,0860. La sterlina scende, ma resta sopra 1,22 sul biglietto verde. Ancora in calo lo yuan cinese che paga la fuga di capitali dal Paese: secondo Goldman Sachs nei primi nove mesi dell’anno sono usciti dai confini 500 miliardi di dollari. La moneta cinese è sui minimi nei confronti del dollaro da sei anni.

Sul fronte macroeconomico, intanto, si apre una settimana intensa per l’Italia: la manovra finanziaria, infatti, approderà in Parlamento, dove inizierà subito l’iter del suo esame. Il primo appuntamento atteso è la fissazione del calendario delle audizioni nelle Commissioni Finanze e Tesoro di Montecitorio. Tra oggi e domani è attesa dalla Ue la lettera di contestazione alla legge di bilancio.

Continuano, intanto, i segnali positivi per l’industria francese. L’indice Pmi manifatturiero si attesta a 51,3 in ottobre, secondo la stima preliminare diffusa da Ihs markit, rispetto al 49,7 registrato a settembre, che a sua volta segnava una crescita su agosto. Il valore stimato a ottobre è il più alto degli ultimi 10 mesi ed è migliore delle attese. In compenso, l’indice Pmi dei servizi scende a 52,1 rispetto al valore di 53,3 di settembre, dato peggiore delle attese. Nel complesso l’attività del settore privato rallenta leggermente. L’indice flash composito si riduce a 52,2 punti rispetto ai 52,7 di settembre. In Germania, il settore manifatturiero è salito a 55,1 punti, dai 54,3 punti di settembre, raggiungendo il livello più alto degli ultimi 2 anni e mezzo. Segnali di ripresa anche a livello di Eurozona dove l’indice sale a quoat 53,3 da 52,6 punti.

In mattinata la Borsa di Tokyo ha terminato le contrattazioni in rialzo, malgrado il calo delle esportazioni, inferiore a quanto previsto dagli economisti: l’indice Nikkei mette a segno un rialzo dello 0,29% a quota 17.234.42, con un aumento di 49 punti. Il dato sull’export giapponese ha rivelato un calo del 6,9% nel mese di settembre, meno del 10,4% previsto dagli analisti, nonostante l’apprezzamento dello yen.

Venerdì sera la seduta a Wall Street è finita in modo contrastato con Dow Jones e S&P 500 leggermente sotto la parità e il Nasdaq in lieve aumento. Tutti e tre gli indici hanno chiuso la settimana in positivo. Se la giornata è stata relativamente poco mossa, il fermento da m&a e i risultati trimestrali hanno condizionato vistosamente i titoli delle aziende coinvolte. Un quarto circa delle aziende quotate sull’S&P 500 ha pubblicato i bilanci trimestrali e fino ad ora gli utili rischiano di essere complessivamente in calo dello 0,3% sull’anno prima; si tratta di un miglioramento rispetto al -2,1% calcolato dagli analisti a fine settembre. Il Dow Jones ha perso lo 0,09%; l’S&P 500 ha lasciato sul terreno lo 0,01%; il Nasdaq è salito dello 0,30%.

Sul fronte delle materie prime il prezzo del barile oscilla attorno ai 50 dollari al barile. Il greggio Wti viene scambiato così a 50,41 dollari con un calo di 44 centesimi mentre il Brent perde lo 0,8% a 51,37 dollari al barile. Prezzo dell’oro in calo sui mercati. Il metallo con consegna immediata scende dello 0,2% a 1269 dollari l’oncia a causa del rialzo delle quotazioni del dollaro e delle probabilità sempre maggiori di un rialzo dei tassi da parte della Fed Usa.

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