MILANO – Ore 9.20. Le Borse europee ripqartono in lieve rialzo in una settimana che in Italia guarda ancora alle tensioni sull’asse Roma-Bruxelles in tema di conti pubblici. Martedì è attesa la nuova risposta del nostro Paese all’Italia ma tutto lascia pensare che il governo non intenderà retrocedere dalle proprie intenzioni, con la Commissione che a quel punto potrebbe dare il via all’iter per la procedura di infrazione contro l’Italia. Londra sale dell’1%, Francoforte dello 0,53% e Parigi dello 0,24%. Milano invece dopo un avvio positivo scivola in calo e perde lo 0,24%. Chiusura piatta per Tokyo che ha terminato a +0,09%.
Dopo la tregua degli ultimi giorni torna a salire lo spread. Il differenziale Btp/Bund risale sopra i 300 punti con il rendimento del titolo decennale al 3,4%. L’euro apre in calo sotto 1,13 dollari e il biglietto verdesi rafforza, dopo il vertice della Fed, che ha ribadito la sua intenzione di procedere a rialzi graduali dei tassi, a partire dal prossimo dicembre. La moneta europea passa di mano a 1,1279 dollari e 128,79 yen.
A Piazza Affari occhi puntati sulle banche, con il cda di Carige che molto probabilmente oggi dovrebbe varare un’operazione di rafforzamento patrimoniale in due fasi, con l’intervento a sostegno da parte del Fondo Interbancario, quindi dell’intero sistema bancario. Vola Tim: a sostenere il titolo è il progetto del governo di scendere in campo per favorire l’unificazione delle reti di tlc e promuovere lo sviluppo della fibra che consente velocità di navigazione superiori. L’obiettivo è creare una rete unica tra Telecom e open fiber in una struttura che sia in grado di raccogliere le risorse per accelerare la sostituzione del rame.
Dopo una raffica di sedute in calo torna a salire decisamente il prezzo del petrolio. Pesa la decisione dell’Arabia Saudita di ridurre le vendite a dicembre e la possibilità discussa dai Paesi Opec/non Opec di procedere a un nuovo taglio alla produzione per sostenere i prezzi della commodity. I contratti sul greggio Wti con scadenza a dicembre guadagnano 92 centesimi a 61,11 dollari al barile. Il Brent guadagna 1,45 dollari a 71,63 dollari al barile.